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Servizio Le Iene: Dipendenza da videogiochi


AstarothDiChaos

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Ragazzi, prima di tutto vi dico che l'articolo è mio, pubblicato su un altro portale sempre a tema gaming. Prima di creare questo thread ho chiesto il parere di Neural, in modo da non creare problemi a nessuno. Metto l'articolo sotto spoiler poichè abbastanza lungo, ma vi sarei grato se lo leggeste e mi deste il vostro parere. Grazie a tutti!

 

 

 

NADIA TOFFA, LE IENE E I VIDEOGIOCHI: QUANDO LA DISINFORMAZIONE CAVALCA IN SECONDA SERATA.

Quanti di noi, da sempre, guardando la popolare trasmissione "Le Iene" e seguendo i servizi proposti, si sono appassionati ai temi trattati? Tanti, tantissimi, al punto che da alcune loro inchieste sono nati veri e propri casi, mediatici dapprima ma destinati alle volte ad assurgere agli onori della cronaca e a finire in qualche aula di tribunale, come il famoso "Metodo Stamina". Il 24 aprile scorso la Iena Nadia Toffa ha proposto un servizio da lei realizzato sulle dipendenze da videogiochi. Analizziamo il servizio in toto, soffermandoci sui vari elementi portati alla nostra attenzione.

 

La giornalista esordisce con una boiata già dai primi secondi, quando tenta (evidentemente senza essere un minimo documentata in materia) di datare la nascita del videogioco ai primi anni '80. Cara Toffa, hai toppato! Ti sarebbe bastata una semplice ricerca su internet per scoprire che i primi videogames risalgono a quasi quarant'anni prima: era infatti il 1947 l'anno che vide i natali del primo sistema per videogiochi (che però, a causa dei costi di produzione e delle difficoltà tecniche, non vide mai la luce se non come prototipo). Vuoi altre informazioni? La prima console prodotta è stata la Magnavox Odyssey, nel 1972. I cabinati cominciarono a dilagare ed a fare proseliti già nel 1972 con Pong, per esplodere tra il 1978 e il 1980 con titoloni come Asteroids, Space Invaders e PacMan.

 

 

 

IL TEATRINO DEGLI ORRORI

Apriamo una piccola parentesi anche per quanto riguarda le immagini propinateci all'inizio del servizio: chi di noi non conosce il ragazzino che, incavolato come una biscia, sfonda a pugni la tastiera e urla come un ossesso? È un video che gira praticamente dagli albori di internet, e già sul finire degli anni '90 dello scroso secolo si dibatteva sulla genuinità delle reazioni del piccolo alemanno. Capiamo che ai fini del servizio mostrare un gamer medio seduto compostamente e con meno turbe mentali avrebbe giovato poco o nulla, ma qua si parla di una decontestualizzazione profonda di immagini e contenuti atti a strumentalizzare una vicenda per avvalorare la propria tesi! Il genitore che accendendo la tv vede questo bell'esempio di germanica gioventù sarà spaventato all'idea che il frutto dei suoi lombi possa intrattenersi con un videogame. Lo sarebbe chiunque al pensiero di ritrovarsi per casa un baby unno obeso e soggetto ad attacchi cataclismatici di rabbia. E non è meglio l'altro ragazzino (sempre di stirpe germanica) che si getta sul letto in preda ad un attacco di rabbia e che non pago della scenata passa ad autopunirsi a suon di scarpate.

 

E' ovvio che già con queste immagini così forti, ma soprattutto utilizzate in maniera pretestuosa, si dia un indirizzo ben preciso a tutto il servizio che è in divenire: il videogioco CREA dipendenza, il videogioco FA male! Anche se la frase viene posta come domanda alla fine del "pezzo" della Toffa, è un quesito, nella mente di chi ha realizzato il servizio, del tutto retorico. La loro risposta, e quella che vorrebbero far dare a voi, è solo e soltanto SI!

 

 

 

DISINTOSSICHIAMOCI TUTTI INSIEME!

Passiamo però oltre e godiamoci l'azione da perfetto infiltrato stile C.I.A. della nostra beniamina, la quale si intrufola in una clinica specializzata nelle ludopatie. A parte il fatto che non capiamo il motivo che la spinga a vestirsi in quella maniera assurda (avrà tentato di mimetizzarsi, si sa che il gamer è un personaggio "strano"), non riusciamo neanche a capire come abbia potuto una persona che palesemente di videogiochi ne sa meno di zero spacciarsi per appassionata, anzi, pardon, per una persona intossicata dalle proprie esperienze videoludiche.

 

Assistiamo ad alcuni estratti da una seduta di terapia individuale con protagonista la Toffa, dove ci viene spiegato che (la citazione è letterale!) "chi sta attaccato per ore ai videogames non è più abituato al contatto umano e i suoi sensi sono quasi atrofizzati". Ora, non è per fare inutile polemica, ma la frase è un po' troppo generalista e di sicuro non corrisponde pienamente alla realtà. Non sarebbe stato più corretto dire che chi abusa del videogioco può incappare in queste complicanze? Non è un assioma, non funziona così, signorina Toffa. Stare ore davanti ad un videogioco, in assenza ovviamente di patologie pregresse o latenti, non estranea dalla realtà così tanto come ci si vuole far credere e non rende amebe, ne' dal punto di vista fisico ne' da quello emotivo. Il giocatore sano sa benissimo di avere una vita al di fuori dello schermo, e stia tranquilla che è pienamente consapevole delle proprie responsabilità al di fuori della sua esistenza virtuale.

 

Dopo la terapia individuale è ora della seduta di gruppo, dove ex-gamer raffrontano le rispettive esperienze videoludiche. Da notare come le testimonianze riportate siano tutte appartenenti alla fascia dei cosiddetti casi limite, tra i quali spicca sicuramente la mamma preoccupata (classica figura da libro Cuore) dal fatto che il figlio adolescente passi tutto il suo tempo alle prese con l'arte videoludica. Sinceramente più che di un caso di dipendenza parlerei di un normale adolescente che forse, ma solo forse, avrebbe semplicemente bisogno di un po' più di disciplina. Forse, se la preoccupata genitrice non si limitasse a mandare sms alle due del mattino ma alzasse le chiappe dal letto e andasse a staccare la spina della console al figlio, la situazione sarebbe diversa, che ne dite?

 

Passiamo poi alla ragazza che dichiara di aver accusato forti malori dopo essersi "chiusa" per circa quaranta ore sul proprio videogioco preferito. E grazie che stai male, cocca mia bella! Disturbi da fotosensibilità, perdita dell'orientamento spaziale, nausea, affaticamento della vista e compagnia bella sono tutti sintomi da sovraesposizione ben documentati e riportati sulla custodia o sul manuale di qualunque videogame (insieme alla inutile, almeno finchè non esisterà una legislazione chiara in materia, classificazione PEGI) come possibili effetti collaterali. Senza contare poi che gli stessi effetti li avrebbe avuti anche dopo due giorni passati a guardare ininterrottamente la televisione (ma guai a toccare la sacra scatola idiota tanto cara a noi Italiani!) o qualunque fonte luminosa.

 

 

 

PARLIAMO DI MMORPG? SI, MA SAREBBE MEGLIO FARLO CON COGNIZIONE DI CAUSA!

Non contenta di quanto fatto vedere fino ad ora, la cara Iena si spinge oltre, dicendo che "fino a qualche anno fa, i giochi avevano un inizio e, una volta completati tutti i livelli, anche una fine! Invece, questi nuovi videogames, vivono di vita propria, non finiscono mai! Gli obbiettivi da raggiungere sono illimitati!". Per chi un minimo conosce il panorama videoludico questo è un chiaro riferimento al genere MMORPG (Massively Multiplayer Online Role Playing Game), le cui meccaniche erano state vagamente accennate da un paio degli intervenuti alla sessione di terapia di gruppo citata poc'anzi.

 

Allora andiamo a vedere dove sbaglia ora la signorina Toffa: è vero che gli MMORPG tendono ad essere illimitati, con molte cose da fare e obbiettivi da inseguire, ma è altrettanto vero che la scelta di conseguire o meno tali obbiettivi è sempre e comunque del giocatore. E il discorso può essere esteso anche al genere Open World, titoli come GTA V o The Elder Scrolls V - Skyrim ne sono la perfetta riprova. Il giocatore può completare la "storia" principale per poi dedicarsi ad altro, ma non è obbligato a farlo. Non è quindi il gioco (ne' tantomeno il modo in cui è strutturato o ideato) a costringere il giocatore a starvi incollato, ma è il giocatore stesso ad operare questa scelta.

 

 

 

LA PAROLA AGLI ESPERTI!

Ora passiamo ai due o tre minuti finali del servizio, durante i quali la Iena Nadia Toffa cede magnanimamente la parola dapprima a Roger Isaia, general manager presso la Mixel, una software house italiana. Spulciando internet (un hallelujah per google, o adepti!) scopriamo che la Mixel si occupa per lo più dello sviluppo di applicazioni per cellulari e smartphone. Insomma, parliamoci fuori dai denti per un secondo: chiunque prenda il videogioco sul serio sa bene che, per quanto virali e diffuse, al momento le applicazioni e i giochi per cellulari, tablet e smartphone sono perlopiù passatempi e non videogames veri e propri. Ma tant'è, dubito che qualcuno della Milestone (tanto per citare una software house italiana conosciuta ai più) si sarebbe espresso come il signore qui citato.

 

Comunque, il buon Isaia fa del suo meglio per illustrare a grandi linee come avviene lo sviluppo di un videogame, partendo dalla fase di "concetto" fino alla fase di realizzazione vera e propria, riuscendo a dare un'idea generale (anche se un po' ristretta) al grande pubblico. Roger prosegue, quindi parlando dei tempi e costi di sviluppo di un videogioco, citando l'ultima fatica di Rockstar, GTA V (già al centro di molte polemiche per i contenuti che propone), e paragonando le spese di realizzazione e i ricavi ad Avatar, il film campione d'incassi firmato da Cameron.

 

I numeri che snocciola sono impressionanti, cosa che la Toffa non può fare a meno di rimarcare con malcelata sorpresa (già, deve essere un trauma scoprire che i videogiochi piacciono a così tanti Italiani, eh?): duecentocinquanta milioni di dollari il costo di sviluppo per GTA V a fronte di oltre un miliardo di dollari di ricavi a soli tre giorni dalla pubblicazione. Fino a qui, tutto bene. Ma ecco che comincia il delirio.

 

 

 

GRAFICA, GRAFICA EVERYWHERE.

Il signor Isaia, alla domanda della Toffa: "ma perchè, secondo te, tutto questo successo?" se ne esce con una risposta come questa: "c'è questa GRAFICA SEMPRE PIU' SPINTA e quindi, il giocatore, SI SENTE PIU' IMMERSO!". Ok, si, avete letto bene. Abbiamo a che fare con uno sviluppatore di videogiochi che, a quanto pare, è convinto che sia la grafica e solo la grafica a rendere l'esperienza in un gioco immersiva. Mai eresia fu più grande, aggiungerei. Ma la cosa ci puzza un po', dal momento che proprio la Toffa, in apertura di servizio, segnalava la grafica ormai ultrarealistica dei titoli più recenti come concausa o addirittura motivo primario della patologia da dipendenza da videogiochi.

 

A parte il fatto che, come sa qualunque appassionato, non è la grafica soltanto a decretare il successo di un titolo: plot, gameplay, sonoro, ambientazioni, caratterizzazione e comparto tecnico in generale sono passati di moda? Quale gamer non ha buttato via ore su un titolo che magari graficamente era orrendo ma era in grado di regalare emozioni?

 

Per fortuna il buon uomo si salva sul finale, facendo notare che non sono tanto i videogiochi quanto una scarsa vigilanza, ma sarebbe meglio dire scarsa attenzione da parte dei genitori la causa prima di queste nuove dipendenze.

 

 

RAPPER E VIDEOGAMES? FORSE SONO LORO I VERI ESPERTI!

E arriviamo al gran finale con tanto di siparietto comico. Protagonisti Nadia e J-Ax (al secolo Alessandro Aleotti, ex frontman del gruppo rap Articolo 31). Il raper meneghino, intervistato dalla bionda giornalista, confessa di aver fatto sessioni anche di dodici ore. Quello che però è davvero paradossale in quest'intervista è il fatto che il cantante è l'unico tra gli intervistati ad aver dato una risposta ponderata e intelligente alle domande dell'incalzante cronista. Riporto la domanda e la risposta che più delle altre, secondo me, riflettono al meglio la situazione delle dipendenze da videogame.

 

N. Toffa: "C'è un rischio, secondo te, nei videogiochi?"

J-Ax: "C'è un rischio in tutto quel che ha a che fare con l'essere umano. Perchè l'essere umano può trasformare qualunque cosa in eroina. E sempre i media hanno tentato di demonizzare il videogioco in se. Non bisogna vedere nel videogioco il male [...]".

Che dire, se non "chapeau"?

 

 

 

CONCLUSIONI.

Glissiamo sul siparietto che vede protagonisti la Toffa ed un insofferente J-Ax alle prese con un FPS e concludiamo questo pamphlet.

 

Perchè dobbiamo, a intervalli ciclici, assistere ad attacchi proditori nei confronti della nostra passione preferita? Cosa spinge i media a gettare fango sul videogioco? Sarà, forse, per paura che questo medium, vecchio quanto la tv, possa un giorno assurgere ad un ruolo di maggior importanza a scapito dei concorrenti?

 

La risposta, probabilmente, è nota solo ai facenti parte delle alte sfere dei benpensanti. Noi, nel nostro piccolo, ci limitiamo ad opporre ai detrattori di questa nuova arte la nostra voce (e chi scrive erge pure un bel ditone. Indovinate quale!). Che non sarà forte, ma sicuramente è decisa e coerente con quella che è la realtà di tutti i giorni.

Non sono le ore trascorse difronte ad un videogioco a scatenare la follia, non è possibile etichettare come "strano" o "malato" chiunque passi più di dodici minuti al giorno a giocare al suo videogame preferito.

 

Al contempo nessuno nega che esistano persone affette da disturbi quali ludopatia e altri assimilabili, ma è bene ricordare a tutti che si tratta della minima parte di chi gioca. Il videogioco ha la stessa incidenza che hanno tutti gli altri medium sull'insorgenza di turbe o sullo scatenarsi di situazioni pregresse. Ne più, ne' meno.

 

Ora a voi la parola per le conclusioni del caso.

 

 

Per ora che dirvi se non buon appetito (dopotutto è il primo maggio, quindi via di grigliate!) e... grazie per la vostra attenzione!

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http://card.josh-m.com/live/mondo/AstarothDiChaos.png
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Mandato già ai diretti interessati. Mail muta, ovviamente non hanno risposto. L'ho postato anche sulla loro pagina facebook ma dodici secondi dopo era stato rimosso e il mio account temporaneamente bloccato (ho potuto riaccedervi solo a distanza di qualche ora). Mah... io il guanto l'ho gettato. Vediamo che rispondono. Se rispondono, soprattutto. :)

http://card.josh-m.com/live/mondo/AstarothDiChaos.png
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Perché l'industria videoludica infastidisce i benpensanti ?

I Soldi che fa non li distribuisce a mo di mazzettte in giro, guarda caso hanno proprio citato GTA V tra i mille giochi recenti usciti

Non consente marchette o marchettari o il parcheggio di fancxxisti nelle loro fila, o ci sai fare o non hai posto.

Modificato da Preston
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Attaccare i gamer e il momdo dei videogiochi è come sparare alla croce rossa, troppo facile attirare la massa dei non videogiocatori, tra cui molti molti genitori, e scagliarli contro chi videogioca questo a prescindere dai casi...perchè santo dio non credo che la media di un gamer normale sia di 40 ore :acc:

Ma estremizzare le vicende rende tutto più accattivante.

E questo fa riflettere su quello che viene detto alla TV, questo è il nostro ambito e riconosciamo subito come sono state messe giù le notizie, ma provate a pensare a tutto il resto su tutto quello che non siamo magari degli esperti.

Citando Vasco: non credete a tutto quello che vi dicono in televisione...tenete accesi i vostri cervelli...

http://gamercard.mondoxbox.com/mondo/Nevio82.png
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Grande articolo! Ci sarà stato un motivo per cui sono anni che non guardo più le Iene..come il 95% dei programmi è di una faziosità imbarazzante. Certo che, come già detto da altri, non è un mistero per cui si venga sempre attaccati su questo aspetto: quando un programma deve accumulare audiance l'oggetto del servizio deve presentare dei casi incredibili che scandalizzino il disinformato, in modo tale da fare spettacolo e non informazione. Immagino che le conseguenze siano note a tutti.

 

Detto ciò io sono fiducioso. I videogiocatori di oggi, almeno quelli sani e privi di turbe mentali (anche se molti di noi potrebbero sempre essere considerati psicopatici, visto che causa hype ci si eccita come fanciulle al ballo della scuola per uno screen completamente sfocato del gioco che attendiamo da millemila giorni seguendone e commentandone ogni singola notizia in maniera ossessivo-compulsiva..), saranno (e spesso sono già) i genitori di domani. Il target dei suddetti programmi saranno loro e, se non vogliono ridicolizzarsi in massa, i produttori di tali servizi cominceranno ad accendere almeno per una volta la loro piattaforma prima di chiedere il parere di un luminare del calibro di J-Ax :mrgreen:

Modificato da SrgRocky

"Più forte dell'odio è l'amore.

Più forte dell'amore è... Mike Tyson, per esempio.."

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Mandato già ai diretti interessati. Mail muta, ovviamente non hanno risposto. L'ho postato anche sulla loro pagina facebook ma dodici secondi dopo era stato rimosso e il mio account temporaneamente bloccato (ho potuto riaccedervi solo a distanza di qualche ora). Mah... io il guanto l'ho gettato. Vediamo che rispondono. Se rispondono, soprattutto. :)

Purtroppo il programma è rapidissimo ha fare il moralizzatore e conduttore di masse, ma quando si tratta di rispondere a qualsiasi valida contro-tesi si barricano nel silenzio nè più nè meno di come fanno i malfattori/corrotti/responsabili pubblici nel loro stesso programma.

 

P.s. Interessante video in Tema:

Modificato da eddie117
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Purtroppo il programma è rapidissimo ha fare il moralizzatore e conduttore di masse, ma quando si tratta di rispondere a qualsiasi valida contro-tesi si barricano nel silenzio nè più nè meno di come fanno i malfattori/corrotti/responsabili pubblici nel loro stesso programma.

 

P.s. Interessante video in Tema:

Grande articolo, complimenti !! Comunque se ci arriva j-Ax a queste conclusioni possono arrivarci anche tanti altri.. spero...

http://gamercard.mondoxbox.com/mondo/ittaglia.png

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Non ho visto il servizio delle Iene (non seguo la TV) ma non mi stupisco di quanto ho appreso qui su questo topic. Lo volete capire che tutta l'informazione "main stream" non è fatta o pensata per informare la popolazione ma soltanto per manipolarla secondo gli interessi di poche persone?

 

@ Astaroth: bell'articolo complimenti! Hai fatto bene a mandarglielo anche se non ti risponderanno mai perché non gliene frega niente...

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Ragazzi, prima di tutto vi dico che l'articolo è mio, pubblicato su un altro portale sempre a tema gaming. Prima di creare questo thread ho chiesto il parere di Neural, in modo da non creare problemi a nessuno. Metto l'articolo sotto spoiler poichè abbastanza lungo, ma vi sarei grato se lo leggeste e mi deste il vostro parere. Grazie a tutti!

 

 

 

NADIA TOFFA, LE IENE E I VIDEOGIOCHI: QUANDO LA DISINFORMAZIONE CAVALCA IN SECONDA SERATA.

Quanti di noi, da sempre, guardando la popolare trasmissione "Le Iene" e seguendo i servizi proposti, si sono appassionati ai temi trattati? Tanti, tantissimi, al punto che da alcune loro inchieste sono nati veri e propri casi, mediatici dapprima ma destinati alle volte ad assurgere agli onori della cronaca e a finire in qualche aula di tribunale, come il famoso "Metodo Stamina". Il 24 aprile scorso la Iena Nadia Toffa ha proposto un servizio da lei realizzato sulle dipendenze da videogiochi. Analizziamo il servizio in toto, soffermandoci sui vari elementi portati alla nostra attenzione.

 

La giornalista esordisce con una boiata già dai primi secondi, quando tenta (evidentemente senza essere un minimo documentata in materia) di datare la nascita del videogioco ai primi anni '80. Cara Toffa, hai toppato! Ti sarebbe bastata una semplice ricerca su internet per scoprire che i primi videogames risalgono a quasi quarant'anni prima: era infatti il 1947 l'anno che vide i natali del primo sistema per videogiochi (che però, a causa dei costi di produzione e delle difficoltà tecniche, non vide mai la luce se non come prototipo). Vuoi altre informazioni? La prima console prodotta è stata la Magnavox Odyssey, nel 1972. I cabinati cominciarono a dilagare ed a fare proseliti già nel 1972 con Pong, per esplodere tra il 1978 e il 1980 con titoloni come Asteroids, Space Invaders e PacMan.

 

 

 

IL TEATRINO DEGLI ORRORI

Apriamo una piccola parentesi anche per quanto riguarda le immagini propinateci all'inizio del servizio: chi di noi non conosce il ragazzino che, incavolato come una biscia, sfonda a pugni la tastiera e urla come un ossesso? È un video che gira praticamente dagli albori di internet, e già sul finire degli anni '90 dello scroso secolo si dibatteva sulla genuinità delle reazioni del piccolo alemanno. Capiamo che ai fini del servizio mostrare un gamer medio seduto compostamente e con meno turbe mentali avrebbe giovato poco o nulla, ma qua si parla di una decontestualizzazione profonda di immagini e contenuti atti a strumentalizzare una vicenda per avvalorare la propria tesi! Il genitore che accendendo la tv vede questo bell'esempio di germanica gioventù sarà spaventato all'idea che il frutto dei suoi lombi possa intrattenersi con un videogame. Lo sarebbe chiunque al pensiero di ritrovarsi per casa un baby unno obeso e soggetto ad attacchi cataclismatici di rabbia. E non è meglio l'altro ragazzino (sempre di stirpe germanica) che si getta sul letto in preda ad un attacco di rabbia e che non pago della scenata passa ad autopunirsi a suon di scarpate.

 

E' ovvio che già con queste immagini così forti, ma soprattutto utilizzate in maniera pretestuosa, si dia un indirizzo ben preciso a tutto il servizio che è in divenire: il videogioco CREA dipendenza, il videogioco FA male! Anche se la frase viene posta come domanda alla fine del "pezzo" della Toffa, è un quesito, nella mente di chi ha realizzato il servizio, del tutto retorico. La loro risposta, e quella che vorrebbero far dare a voi, è solo e soltanto SI!

 

 

 

DISINTOSSICHIAMOCI TUTTI INSIEME!

Passiamo però oltre e godiamoci l'azione da perfetto infiltrato stile C.I.A. della nostra beniamina, la quale si intrufola in una clinica specializzata nelle ludopatie. A parte il fatto che non capiamo il motivo che la spinga a vestirsi in quella maniera assurda (avrà tentato di mimetizzarsi, si sa che il gamer è un personaggio "strano"), non riusciamo neanche a capire come abbia potuto una persona che palesemente di videogiochi ne sa meno di zero spacciarsi per appassionata, anzi, pardon, per una persona intossicata dalle proprie esperienze videoludiche.

 

Assistiamo ad alcuni estratti da una seduta di terapia individuale con protagonista la Toffa, dove ci viene spiegato che (la citazione è letterale!) "chi sta attaccato per ore ai videogames non è più abituato al contatto umano e i suoi sensi sono quasi atrofizzati". Ora, non è per fare inutile polemica, ma la frase è un po' troppo generalista e di sicuro non corrisponde pienamente alla realtà. Non sarebbe stato più corretto dire che chi abusa del videogioco può incappare in queste complicanze? Non è un assioma, non funziona così, signorina Toffa. Stare ore davanti ad un videogioco, in assenza ovviamente di patologie pregresse o latenti, non estranea dalla realtà così tanto come ci si vuole far credere e non rende amebe, ne' dal punto di vista fisico ne' da quello emotivo. Il giocatore sano sa benissimo di avere una vita al di fuori dello schermo, e stia tranquilla che è pienamente consapevole delle proprie responsabilità al di fuori della sua esistenza virtuale.

 

Dopo la terapia individuale è ora della seduta di gruppo, dove ex-gamer raffrontano le rispettive esperienze videoludiche. Da notare come le testimonianze riportate siano tutte appartenenti alla fascia dei cosiddetti casi limite, tra i quali spicca sicuramente la mamma preoccupata (classica figura da libro Cuore) dal fatto che il figlio adolescente passi tutto il suo tempo alle prese con l'arte videoludica. Sinceramente più che di un caso di dipendenza parlerei di un normale adolescente che forse, ma solo forse, avrebbe semplicemente bisogno di un po' più di disciplina. Forse, se la preoccupata genitrice non si limitasse a mandare sms alle due del mattino ma alzasse le chiappe dal letto e andasse a staccare la spina della console al figlio, la situazione sarebbe diversa, che ne dite?

 

Passiamo poi alla ragazza che dichiara di aver accusato forti malori dopo essersi "chiusa" per circa quaranta ore sul proprio videogioco preferito. E grazie che stai male, cocca mia bella! Disturbi da fotosensibilità, perdita dell'orientamento spaziale, nausea, affaticamento della vista e compagnia bella sono tutti sintomi da sovraesposizione ben documentati e riportati sulla custodia o sul manuale di qualunque videogame (insieme alla inutile, almeno finchè non esisterà una legislazione chiara in materia, classificazione PEGI) come possibili effetti collaterali. Senza contare poi che gli stessi effetti li avrebbe avuti anche dopo due giorni passati a guardare ininterrottamente la televisione (ma guai a toccare la sacra scatola idiota tanto cara a noi Italiani!) o qualunque fonte luminosa.

 

 

 

PARLIAMO DI MMORPG? SI, MA SAREBBE MEGLIO FARLO CON COGNIZIONE DI CAUSA!

Non contenta di quanto fatto vedere fino ad ora, la cara Iena si spinge oltre, dicendo che "fino a qualche anno fa, i giochi avevano un inizio e, una volta completati tutti i livelli, anche una fine! Invece, questi nuovi videogames, vivono di vita propria, non finiscono mai! Gli obbiettivi da raggiungere sono illimitati!". Per chi un minimo conosce il panorama videoludico questo è un chiaro riferimento al genere MMORPG (Massively Multiplayer Online Role Playing Game), le cui meccaniche erano state vagamente accennate da un paio degli intervenuti alla sessione di terapia di gruppo citata poc'anzi.

 

Allora andiamo a vedere dove sbaglia ora la signorina Toffa: è vero che gli MMORPG tendono ad essere illimitati, con molte cose da fare e obbiettivi da inseguire, ma è altrettanto vero che la scelta di conseguire o meno tali obbiettivi è sempre e comunque del giocatore. E il discorso può essere esteso anche al genere Open World, titoli come GTA V o The Elder Scrolls V - Skyrim ne sono la perfetta riprova. Il giocatore può completare la "storia" principale per poi dedicarsi ad altro, ma non è obbligato a farlo. Non è quindi il gioco (ne' tantomeno il modo in cui è strutturato o ideato) a costringere il giocatore a starvi incollato, ma è il giocatore stesso ad operare questa scelta.

 

 

 

LA PAROLA AGLI ESPERTI!

Ora passiamo ai due o tre minuti finali del servizio, durante i quali la Iena Nadia Toffa cede magnanimamente la parola dapprima a Roger Isaia, general manager presso la Mixel, una software house italiana. Spulciando internet (un hallelujah per google, o adepti!) scopriamo che la Mixel si occupa per lo più dello sviluppo di applicazioni per cellulari e smartphone. Insomma, parliamoci fuori dai denti per un secondo: chiunque prenda il videogioco sul serio sa bene che, per quanto virali e diffuse, al momento le applicazioni e i giochi per cellulari, tablet e smartphone sono perlopiù passatempi e non videogames veri e propri. Ma tant'è, dubito che qualcuno della Milestone (tanto per citare una software house italiana conosciuta ai più) si sarebbe espresso come il signore qui citato.

 

Comunque, il buon Isaia fa del suo meglio per illustrare a grandi linee come avviene lo sviluppo di un videogame, partendo dalla fase di "concetto" fino alla fase di realizzazione vera e propria, riuscendo a dare un'idea generale (anche se un po' ristretta) al grande pubblico. Roger prosegue, quindi parlando dei tempi e costi di sviluppo di un videogioco, citando l'ultima fatica di Rockstar, GTA V (già al centro di molte polemiche per i contenuti che propone), e paragonando le spese di realizzazione e i ricavi ad Avatar, il film campione d'incassi firmato da Cameron.

 

I numeri che snocciola sono impressionanti, cosa che la Toffa non può fare a meno di rimarcare con malcelata sorpresa (già, deve essere un trauma scoprire che i videogiochi piacciono a così tanti Italiani, eh?): duecentocinquanta milioni di dollari il costo di sviluppo per GTA V a fronte di oltre un miliardo di dollari di ricavi a soli tre giorni dalla pubblicazione. Fino a qui, tutto bene. Ma ecco che comincia il delirio.

 

 

 

GRAFICA, GRAFICA EVERYWHERE.

Il signor Isaia, alla domanda della Toffa: "ma perchè, secondo te, tutto questo successo?" se ne esce con una risposta come questa: "c'è questa GRAFICA SEMPRE PIU' SPINTA e quindi, il giocatore, SI SENTE PIU' IMMERSO!". Ok, si, avete letto bene. Abbiamo a che fare con uno sviluppatore di videogiochi che, a quanto pare, è convinto che sia la grafica e solo la grafica a rendere l'esperienza in un gioco immersiva. Mai eresia fu più grande, aggiungerei. Ma la cosa ci puzza un po', dal momento che proprio la Toffa, in apertura di servizio, segnalava la grafica ormai ultrarealistica dei titoli più recenti come concausa o addirittura motivo primario della patologia da dipendenza da videogiochi.

 

A parte il fatto che, come sa qualunque appassionato, non è la grafica soltanto a decretare il successo di un titolo: plot, gameplay, sonoro, ambientazioni, caratterizzazione e comparto tecnico in generale sono passati di moda? Quale gamer non ha buttato via ore su un titolo che magari graficamente era orrendo ma era in grado di regalare emozioni?

 

Per fortuna il buon uomo si salva sul finale, facendo notare che non sono tanto i videogiochi quanto una scarsa vigilanza, ma sarebbe meglio dire scarsa attenzione da parte dei genitori la causa prima di queste nuove dipendenze.

 

 

RAPPER E VIDEOGAMES? FORSE SONO LORO I VERI ESPERTI!

E arriviamo al gran finale con tanto di siparietto comico. Protagonisti Nadia e J-Ax (al secolo Alessandro Aleotti, ex frontman del gruppo rap Articolo 31). Il raper meneghino, intervistato dalla bionda giornalista, confessa di aver fatto sessioni anche di dodici ore. Quello che però è davvero paradossale in quest'intervista è il fatto che il cantante è l'unico tra gli intervistati ad aver dato una risposta ponderata e intelligente alle domande dell'incalzante cronista. Riporto la domanda e la risposta che più delle altre, secondo me, riflettono al meglio la situazione delle dipendenze da videogame.

 

N. Toffa: "C'è un rischio, secondo te, nei videogiochi?"

J-Ax: "C'è un rischio in tutto quel che ha a che fare con l'essere umano. Perchè l'essere umano può trasformare qualunque cosa in eroina. E sempre i media hanno tentato di demonizzare il videogioco in se. Non bisogna vedere nel videogioco il male [...]".

Che dire, se non "chapeau"?

 

 

 

CONCLUSIONI.

Glissiamo sul siparietto che vede protagonisti la Toffa ed un insofferente J-Ax alle prese con un FPS e concludiamo questo pamphlet.

 

Perchè dobbiamo, a intervalli ciclici, assistere ad attacchi proditori nei confronti della nostra passione preferita? Cosa spinge i media a gettare fango sul videogioco? Sarà, forse, per paura che questo medium, vecchio quanto la tv, possa un giorno assurgere ad un ruolo di maggior importanza a scapito dei concorrenti?

 

La risposta, probabilmente, è nota solo ai facenti parte delle alte sfere dei benpensanti. Noi, nel nostro piccolo, ci limitiamo ad opporre ai detrattori di questa nuova arte la nostra voce (e chi scrive erge pure un bel ditone. Indovinate quale!). Che non sarà forte, ma sicuramente è decisa e coerente con quella che è la realtà di tutti i giorni.

Non sono le ore trascorse difronte ad un videogioco a scatenare la follia, non è possibile etichettare come "strano" o "malato" chiunque passi più di dodici minuti al giorno a giocare al suo videogame preferito.

 

Al contempo nessuno nega che esistano persone affette da disturbi quali ludopatia e altri assimilabili, ma è bene ricordare a tutti che si tratta della minima parte di chi gioca. Il videogioco ha la stessa incidenza che hanno tutti gli altri medium sull'insorgenza di turbe o sullo scatenarsi di situazioni pregresse. Ne più, ne' meno.

 

Ora a voi la parola per le conclusioni del caso.

 

 

Per ora che dirvi se non buon appetito (dopotutto è il primo maggio, quindi via di grigliate!) e... grazie per la vostra attenzione!

Una domanda innanzitutto, "il contraddittorio" al servizio delle iene lo hai fatto tu?

Perché se l'hai fatto tu sei un grande, il Travaglio dei videogiochi :D

Cmq secondo me l'intenzione di questi tizi è semplice, sparano balle sui videogiochi perché hanno paura del loro potere economico, hanno paura di una cosa che in un momento di crisi, nonostante tutto tiene alla grande.

In Italia purtroppo l'unica realtà è la Milestone che fa giochi appena discreti, ma se ci fossero più fondi sono sicuro che avremo grandi giochi e poca disinformazione.

Mio blog personale:videogames, tecnologia,serie tv,film, viaggi, sport.

 

https://paoloamoresano.wordpress.com/

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