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Master giulio

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  1. Torniamo a parlare questa volta del videogioco nello specifico: Il videogioco è innanzitutto una particolare tipologia di gioco. Un gioco che mantiene molte delle sue caratteristiche uniche e si presenta su supporti digitali e sfrutta un'enorme varietà di altri media. Inoltre il videogioco, forte della sua componente tecnologica, è in grado di creare ambienti virtuali sempre più realistici, che seppur limitati (per ora) a uno schermo, consentono di "immergere" il giocatore in ambienti unici. Infatti il videogioco non solo ha l'ambizione e la capacità di imitare in maniera sempre migliore la realtà, ma ha il potere anche di creare ambienti virtuali che sembrano reali ma che appartengono alla sfera della fantascienza e del fantasy. Ed è proprio questo uno dei maggiori punti di forza, unici del videogioco: La capacità di simulare ambienti virtuali dotati di caratteristiche uniche e che non esisterebbero o sarebbero difficili da ricreare in un ambiente reale. Questa particolarità fra le altre dovrebbe essere sempre sfruttata all'interno di un videogioco e del suo game design. Portal permette di immergersi e interagire con un ambiente virtuale, con caratteristiche impossibili da avere nella realtà Deus ex Human Revolution ci permette di provare con mano un futuro prossimo possibile, interagendo con il mondo di gioco e gli innesti biotecnologici. Già i primi videogiochi avevano mostrato questa forte connessione tra fantascienza e videoludo, fin da Space Invaders del 1978. "I videogiochi offrono innovazioni per la fantascienza e il fantasy, non solo perchè essi riaffermano in modo nuovo concetti e storie già esistenti o perchè ne creano delle nuove. Ma anche perchè essi creano mondi di gioco virtuali e narrazioni del tutto nuove." (tratto dal libro: "Women in science fiction and fantasy" di Robbie Anne Reid , capitolo: Gaming di Laurie N. Taylor// GOOGLE LIBRI) Possono i videogiochi essere in qualche modo rivoluzionari in campi, nati nella letteratura, come la fantascienza o il fantasy? Si, assolutamente. Ma per quale motivo possiamo affermare ciò? Perchè i videogiochi sono in grado di rappresentare in maniera completa e interattiva idee, concetti e mondi che in un libro o un film restano solo dei sogni , oggetti statici nella mente del lettore o dello spettatore. Il videogioco sembra invece essere nato apposta per immergere l'utente e fargli vivere il fantasy o lo sci-fi in prima persona. Ma non solo, i videogiochi in quanto giochi (come i GDR) permettono di creare tipologie narrative uniche e innovative, permettendo all'utente (non più parte passiva) di modificare storie e intervenire con le sue azioni in tempo reale nel mondo di gioco. Videogiochi come Mass Effect o The Witcher ci permettono di modificare la storia e di intervenire nel mondo di gioco con le nostre azioni. Quale altro media, oltre il gioco, è capace fare ciò? Possiamo inoltre dire che negli ultimi anni con l’avvento della settima generazione di consolle, il numero di videogiochi sci-fi e fantasy è cresciuto in maniera esponenziale. Tutto ciò è in parte dovuto alla maturazione del medium videoludico e all’espansione del pubblico ma soprattutto al fatto che questi generi fantastici rappresentano una vera miniera d’idee per i game designer. Quanti sono infatti i videogiochi che utilizzano concept di fantasia per creare tipologie di gameplay particolari e coinvolgenti? Ce sono moltissimi, come: Half Life 2 con la sua gravity gun, Portal con la sua spara-portali, Crysis che con la nanotuta concede forza e resistenza sovraumane, Halo con gli scudi energetici ricaricabili, Bioshock con i suoi plasmidi, Skyrim con le sue arti magiche e l’elenco potrebbe continuare ancora per tantissimo tempo. Cosi il videogioco sembra aver trovato la sua dimensione ideale cioè quella di creare realtà uniche e mondi alternativi da far esplorare e vivere al giocatore. Ed è proprio questa grandissima potenzialità del videogioco, che è in grado di ripagare l’enorme debito nei confronti di tutti quegli scrittori e quelle opere che hanno dato ispirazione a moltissimi universi videoludici. Cosi grande, da rendere il videogioco un mezzo espressivo unico per i generi fantastici. In grado di dare davvero delle nuove possibilità. Tutto ciò si può ricondurre al nome di World-Building (letteralmente: “costruzione di mondi”), cioè quell’attività che porta alla creazione di mondi fittizi e immaginari dotati di caratteristiche proprie come la geografia, la storia e l’ecologia di un luogo. Questo processo creativo viene usato nella realizzazione di romanzi e portato a nuovi livelli dal videogioco. Infatti con i motori grafici attuali, che possono creare spazi virtuali, è possibile fare ormai quasi di tutto: far vivere il futuro, il passato, il sovrannaturale, i nostri sogni e altre vite al giocatore. La sola limitazione è la nostra stessa fantasia e alcune limitazioni tecnologiche ancora presenti. Resta comunque il fatto che il videogioco, per quello che è stato analizzato fino ad ora, offre delle unicità proprie rispetto a tutti gli altri media. E sarebbe davvero un peccato se le varie associazioni di fantascienza e fantasy come la comunità di appassionati che si riuniscono ogni anno alla Worldcon ( World science Fiction Convention) per assegnare annualmente il premio Hugo ( l’equivalente di un Oscar cinematografico) e anche la comunità formata da scrittori, (la Science Fiction Writers of America) che assegna il premio Nebula; non riconoscessero il grande potenziale insito nel videogame, creando almeno una categoria di premiazione dedicata al videogioco. Un primo passo in tal senso fu fatto nel 2006 con l’intenzione di creare la categoria speciale Hugo per il “Best Interactive Videogame”, ma non fu mai realizzata per una mancanza di interesse. Un altro tentativo fu fatto nel 2009, ma anche esso si è risolto con un nulla di fatto. Eppure ci sono ormai diversi milioni di persone che usano i videogiochi nel mondo come parte del loro intrattenimento quotidiano, perché non esiste una categoria specifica per i videogiochi come per i romanzi? Perché non si possono premiare space opera che hanno decine di migliaia di linee di dialogo interattive come Mass Effect? Perché non si riconosce l’enorme lavoro di world-building svolto in videogiochi come Skyrim? Perché non si può premiare l’immersività di un mondo distopico come Half Life? Il potenziale è sotto gli occhi di tutti ormai! Bisogna cambiare atteggiamento e iniziare a riconoscere le peculiarità che questo mezzo ha da offrire! Speriamo che nei prossimi anni questa situazione cambi, perché bisogna dare anche onore al merito; e come scrive Nic Kelman ( scrittore americano di romanzi e saggi) nell’introduzione del suo “Video game Art” riferendosi alla creazione di mondi virtuali: (…) “Se l’arte è tutto quello che possiamo sognare, i video-giochi sono il compimento finale di questo potenziale. E se l’arte è un viaggio nella mente e nell’anima umana, i video-giochi portano avanti questo cammino che la maggior parte di noi non aveva mai immaginato possibile !” (…
  2. Grazie mille Quello che dici è giustissimo. Hai ribadito uno degli aspetti più importanti del mio articolo. Non bisogna dimenticare inoltre che gioco e apprendimento coincidono in tutta la crescita del bambino e che sopratutto in questa fase non c'è alcuna distinzione tra gioco e lavoro. Ed è proprio su queste considerazioni che sto lavorando poichè è evidente che il gioco sia anche una percezione, un modo particolare di approciarsi alla realtà, il gioco sembra quindi essere (e spesso celarsi) quasi ovunque. Del resto il gioco è innanzitutto fantasia e immaginazione. Cmq a presto!
  3. Si, in realtà è più una sintesi generale sul gioco come mezzo espressivo unico. Dove si eliminano le antitesi apparenti e illusorie tra gioco e serietà, gioco e lavoro, gioco e realtà. Si tratta di una analisi che considera il gioco nella sua globalità e vastità. Per questo è solo un'introduzione a cui seguiranno diversi approfondimenti sul videogioco nello specifico. Perchè per capire veramente il videogioco dobbiamo prima esaminare attentamente il gioco in generale. E cmq quello che ho detto nell'articolo vale anche per il medium videoludico, in quanto è una categoria peculiare e specifica del gioco. Quindi abbiamo sempre l'espressione delle abilità, la fantasia, l'estro creativo. Comunque tale argomento continuerà in seguito! a presto! Grazie mille! è stato molto bello e interessante per me, poter dimostrare l'unicità del gioco come mezzo espressivo speciale. Inoltre anche il videogioco, come tu dici a ragione, è esaminato da molti studiosi in maniera molto attenta e sono già venuti fuori diversi aspetti positivi. Ora sto leggendo il libro "Realtà in gioco" e sto trovando nuovi spunti e idee. Pensa che è possibile considerare (come già ho detto per il gioco in generale nel mio articolo, del resto) un videogame come World Of WarCraft un vero e proprio lavoro piacevole e divertente per l'impegno, le bailità, l'attenzione che ci mettono i giocatori. L'argomento è cmq molto vasto e ricco di spunti, presto parleremo anche del videogioco nello specifico. a presto! Bravo ottima deduzione! Sono io l'autore dell'articolo xD Cmq l'articolo forse lo trovi scontato perchè magari eri già molto informato sull'argomento. Sapevi quindi già delle connessioni profonde tra gioco e lavoro, gioco e caccia, gioco e arte? Il fatto che il gioco ha una grandissima varietà di significati ed è um mezzo espressivo unico? L'articolo in definitiva ha lo scopo di diffondere una maggiore cultura sull'argomento, visto che non tutti hanno queste informazioni e diverse volte si ignorano questi aspetti del gioco. Cmq continuerò il discorso sul videogioco. A presto! Si, non male come spunto. Sicuramente quelli da te elencati sono gli atteggiamenti che quasi tutti i giocatori applicano di fronte a un videogioco. Parlando però del gioco in generale, possiamo trovare ben più di tre approcci. Per esempio c'è il lato creativo, quello legato alla fantasia, all'espressione delle abilità. Inoltre il gioco infantile non è mai un passatempo, anzi. Mentre un videogioco può essere anche approcciato in maniera casual. Ma resta cmq una necessità e un impulso fortissimo quello ludico e affiora sempre nella vita. Ultimamente stavo leggendo il libro "The ambiguity of play" (visionabile anche su Google Libri) e viene riportata la grande varietà dei significati che nasconde il termine inglese "play". Dal fato alla fantasia, dalla performance al progresso dell'uomo... Sicuramente è un concetto molto vasto e complesso e il migliore modo per capire i fenomeni complessi è esaminarli da tutti i punti di vista possibili a presto cmq!
  4. sempre piu' ridicolo...vergoganti

  5. Salve a tutti ragazzi , ho creato questo topic per parlare e analizzare le unicità del medium video-gioco. E volevo iniziare proprio presentando un articolo (che ho scritto dopo aver fatto le dovute ricerche e documentazioni) che da un'introduzione e un'analisi generale alle unicità del medium gioco nella sua globalità. Viene quindi considerato sia come mezzo espressivo unico che come fenomeno. Ditemi se vi è piaciuto e commentate pure P.S. Avrei voluto inserire il topic nella sezione generale sui videogiochi ma non mi da il permesso. Se è possibile magari si può trasferire lì vista la maggior attinenza tematica. Il videogioco! Il nostro medium preferito! Quante esperienze e avventure straordinarie abbiamo vissuto in quei mondi e quante centinaia di ore della nostra vita reale abbiamo speso per vivere momenti ed esistenze virtuali uniche! Quanti ricordi straordinari che formano la nostra memoria di videogiocatore e che rappresentano l’altra metà della nostra vita! Pezzi di vita virtuali che si fondono con la nostra vita reale. Il virtuale che si mischia con il reale. Senza contare poi che queste esperienze sono strettamente personali poiché vissute in prima persona da ciascuno di noi e soprattutto perché ogni player è in grado di creare la propria personale storia e performance all’interno di questi spazi di possibilità. Performance che mette in mostra le varie abilità del giocatore di turno e che crea quelle sequenze di eventi, esperienze e storie che sono uniche e irripetibili e appartengono in modo personale a ciascun giocatore. Perché in un videogioco siamo noi gli artefici ( più o meno liberi) della nostra personale performance e esperienza. IL GRANDE DILEMMA Queste elencate sono tutte peculiarità uniche di questo medium, ma qual è la vera caratteristica unica del video-gioco rispetto ad altri media? È forse l’interattività? No, perché questo termine è troppo generico e poiché non esiste comunicazione senza interazione, possiamo concludere che questa parola risulta inefficiente per realizzare il nostro scopo. MILLE SIGNIFICATI Allora cerchiamo di partire dal principio, dalla parola “gioco”. Anche perché il videogioco è una particolare forma di gioco, con media digitali. Cosa significa esattamente questo termine? Innanzitutto, il concetto di <<gioco>> comprende una pluralità di funzioni che si manifesta anche nei diversi significati che la parola assume in numerose lingue. Per esempio, in inglese il verbo “to play” significa “giocare”, ma anche “recitare, suonare” e spesso usiamo il termine gioco anche in contesti apparentemente distanti, come il lavoro o il mondo reale (“mettersi in gioco”, “il lavoro è il gioco degli adulti”, “ottenere libero gioco”, “il gioco economico“, giocherò un ruolo importante in azienda”). Inoltre in tutte le lingue germaniche, e non in queste soltanto, il termine “gioco” serve anche ad indicare la lotta seria con le armi. La poesia anglosassone, per limitarci a un solo esempio, è piena di locuzioni che esprimo ciò, la lotta viene chiamata «heado-lâc, beadu-lâc» è il gioco alla lotta, «asc-plega» è il gioco all’asta. Ma l‘aspetto più interessante è che qui la parola <<gioco>> che identifica <<la lotta seria>> non viene usata come una mera metafora poetica. Infatti nell’ambito del pensiero primitivo, tanto la lotta seria con le armi quanto la gara o l’agone (che va dai futili giocherelli fino alla lotta cruenta e mortale) sono tutti compresi insieme nel concetto primario di gioco autentico e di un rischio mutuo regolato da date leggi. Gioco è lotta e lotta è gioco. D’altronde chi potrebbe negare che con la nozione della gara, della sfida, del pericolo si è vicinissimi alla nozione del gioco? Gioco, pericolo, azzardo, impresa rischiosa sono tutti concetti confinanti fra loro. Tra l’altro se le categorie di lotta e di gioco non sono divise nella cultura arcaica, allora l’identificazione di caccia con gioco, come appare ovunque nella lingua e nella letteratura, non richiede un’ulteriore spiegazione. Possiamo quindi dire che il termine gioco racchiude una vasta complessità di significati. IL GIOCO è OVUNQUE Non bisogna poi dimenticare, che il termine gioco viene anche usato per identificare quasi tutte le attività che si svolgono durante l’infanzia fino alla pubertà. E se analizziamo il gioco a partire da questo periodo dello sviluppo umano arriviamo a capire le peculiarità di questo fenomeno.Il gioco (in questa fase) è un’occasione per il bambino di sperimentarsi, costruire, di esprimersi e comunicare attraverso prove ed errori, realtà ed immaginazione, libertà e regole. Il gioco nell’infanzia è tutto ciò che permette di apprendere, di scoprire e di esplorare. Insomma tutto ciò che stimola l’uso e lo sviluppo dell’intelligenza, delle abilità e dei sensi. Il gioco è anche e soprattutto apprendimento. Infatti anche per Jean Piaget (grande pedagogista), il gioco infantile va interpretato come un addestramento al futuro, alle attività contemplate dalla vita adulta. Ed è attraverso l’attività ludica che si possono intravedere tendenze ed inclinazioni del bambino che man mano si svilupperanno e troveranno varie applicazioni in tantissime situazioni future. D’altronde anche la psicologia moderna ha ribaltato il pregiudizio di considerare il gioco come un semplice svago e ha collegato al concetto di gioco proprio la capacità di produrre i talenti che usiamo nel lavoro e nello studio. Ma non c’è da stupirsi, infatti il gioco è sicuramente un’attività piacevole ma che richiede comunque impegno e dedizione tanto da potersi considerare un vero lavoro e mai mero passatempo. Ed è la stessa conclusione che ha tratto Maria Montessori (geniale studiosa dell’infanzia), cioè che l’attività di gioco dei bambini coincide con il lavoro. Il bambino che gioca è quindi un operaio che lavora, nel gioco viene fuori l’istinto al lavoro, all’ operosità e lo si allena. Inoltre il gioco può essere facilmente un’attività serissima e ciò è dimostrato dalla concentrazione e serietà con cui i bambini, i calciatori o giocatori di scacchi si impegnano nella loro attività. Il gioco quindi, generalmente, vuole la massima serietà. Perciò l’antitesi gioco-serietà e gioco-lavoro non sussiste! UN MEDIUM UNICO In definitiva, esplorando i vari significati contenuti nel termine gioco e analizzando il gioco fin dall’inizio dello sviluppo umano (l’infanzia), arriviamo a comprendere le sue caratteristiche che sono principalmente le abilità, l’immaginazione e l’estro creativo. Infatti nel gioco infantile si allenano e mettono in pratica le abilità del soggetto e questa attività prosegue e si evolve con l’avanzare dell’età. Per esempio dal gioco dei muscoli e delle membra: un afferrare ed uno sgambettare senza scopo diventano un movimento esattamente coordinato, magari usato in uno sport o più semplicemente per muoversi. Il gioco è quindi sostanzialmente un’attività che permette a uno o più soggetti di esprimere le proprie abilità in un determinato contesto. Questa è la vera definizione di gioco capace di cogliere la portata del concetto. L’idea che ci accompagna è quindi che il gioco è presente nell’attività lavorativa, negli sport, nell’arte e in un’infinità di altre. L’istinto ludico è quasi ovunque ed è quello che ci porta a primeggiare, a esprimerci nella società e nel mondo. Proprio per questo il gioco può essere considerato un mezzo espressivo senza eguali, un medium unico e straordinario. Tanto da poterlo considerare su un altro piano della comunicazione rispetto ad altri come film o libri. E cosi abbiamo individuato anche quelle peculiarità uniche del video-gioco. Vi invito a riflettere su queste considerazioni che hanno una vasta portata e vi preannuncio che il discorso non si esaurisce certo qui. Nel prossimo articolo ad esempio, approfondiremo il legame tra gioco e arte per dimostrare come quest’ultima sia un nobile gioco. "Games are a very unique medium. They exist beyond language, beyond culture, and people are fascinated by games. I don't know how long I will live, but I want to learn more about games--and there is more to learn about creating better games.” ( Famosa citazione del grande game designer Tetsuya Mizuguchi, creatore tra l’altro di Rez, Sega Rally e Space Channel 5)
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