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L'Uomo e l'Universo


Willy

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Nuovi Indizi Avvalorano la Tesi del Multiverso

 

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elaborazione della mappa della radiazione cosmica di fondo

 

L’inflazione* eterna è la fase d’inflazione cosmica immediatamente successiva al Big Bang. Questa teoria pavimenta la strada ad una possibilità interessante: l’esistenza di più universi oltre al nostro, ciascuno contenuto all’interno della propria “bolla” spazio-temporale (nota come multiverso). Un team di fisici e cosmologi di Londra, nel corso del 2011, mise a punto un metodo efficiente per saggiarne la validità sui dati osservati. In che modo? Cercando indizi dell’esistenza di questi universi alternativi direttamente nelle mappe della radiazione fossile: quella luce che pervade l’Universo dai suoi albori, e che è stata – e continua a essere – raccolta in L2 (il punto lagrangiano secondo) dai sensori a microonde dei telescopi spaziali WMAP e Planck.

 

All’epoca dell’inflazione gli universi della bolla accanto forse sono entrati in collisione con il nostro. Collisioni delle quali potrebbe esser rimasta qualche traccia proprio nella CMB*, il fondo cosmico a microonde. Ma che tipo di traccia ? Supponendo che le bolle abbiano una forma almeno vagamente sferica, come palloncini gonfiabili, l’impronta d’un contatto – o d’una fugace sovrapposizione parziale – avrà la forma d’un disco. Fino ad ora sappiamo solo che ci sono quattro regioni del cielo in cui esistono tracce compatibili con potenziali collisioni con universi bolla.

 

 

*inflazione: fase di rapidissima espansione dell'universo appena successiva al Big bang, che ha permesso alla materia ed energia che permea l'universo di essere distribuita in maniera omogenea (a grande scala) in tutto l'universo. Senza questa fase di espansione superveloce (addirittura superiore alla velocità della luce) l'universo avrebbe avuto zone di maggiore e minore densità e temperatura.

 

*CMB (Cosmic Microwave Background) o Radiazione fossile: è la prima luce dell'universo arrivata fino a noi in forma di Microonde. Ci permette di avere informazioni sulle condizioni presenti nei primi istanti di vita dell'universo.

Modificato da Daunbailò

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Una traduzione? :D

 

C'è una teoria, detta del multiverso, che sostiene l'esistenza di altri universi-bolla simili al nostro. Questi universi potrebbero essersi toccati, e se questo fosse successo dovremmo trovare delle impronte a forma di disco nella radiazione fossile.

L'immagine che ho postato mostra 4 zone compatibili, il che avvalora la tesi dell'esistenza di altri universi. Non si tratta di prove ma di indizi, quelle tracce potrebbero avere cause diverse che ad oggi non si conoscono.

Questa però non è la prima prova che si raccoglie a sostegno del multiverso. C'è un'altro effetto, un po troppo difficile da spiegare, che fa si che tutta la materia dell'universo si sposti all'unisono in una direzione privilegiata, come se qualcosa esercitasse una forza di attrazione. La scoperta di questo effetto ha talmente sconvolto, ed è talmente difficile da spiegare in un altro modo, che di fatto non se ne parla più, anche per l'impossibilità di avere maggiori dati.

 

Quindi in sostanza si sono trovate 4 tracce compatibili con l'ipotesi che l'universo si sia scontrato nel passato con altri universi.

Modificato da Daunbailò
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Questa però non è la prima prova che si raccoglie a sostegno del multiverso. C'è un'altro effetto, un po troppo difficile da spiegare, che fa si che tutta la materia dell'universo si sposti all'unisono in una direzione privilegiata, come se qualcosa esercitasse una forza di attrazione. La scoperta di questo effetto ha talmente sconvolto, ed è talmente difficile da spiegare in un altro modo, che di fatto non se ne parla più, anche per l'impossibilità di avere maggiori dati.

 

Parli della teoria che smonterebbe il principio di isotropia, giusto?

 

C'è una teoria, detta del multiverso, che sostiene l'esistenza di altri universi-bolla simili al nostro. Questi universi potrebbero essersi toccati, e se questo fosse successo dovremmo trovare delle impronte a forma di disco nella radiazione fossile.

L'immagine che ho postato mostra 4 zone compatibili, il che avvalora la tesi dell'esistenza di altri universi. Non si tratta di prove ma di indizi, quelle tracce potrebbero avere cause diverse che ad oggi non si conoscono.

 

E' che non capisco cosa si intende per "toccati". Nella teoria del multiverso non si parla di più universi coesistenti che non possono in alcun modo entrare in contatto tra di loro?

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Parli della teoria che smonterebbe il principio di isotropia, giusto?

 

 

 

E' che non capisco cosa si intende per "toccati". Nella teoria del multiverso non si parla di più universi coesistenti che non possono in alcun modo entrare in contatto tra di loro?

 

1] si, anche se l'anisotropia misurata non dipenderebbe da un' errata comprensione delle condizioni dell'universo, ma da un effetto sconosciuto. In sostanza il principio di isotropia si salva.

 

P.S. x chi non conosce questi termini:

si ha isotropia quando un sistema non cambia a seconda del punto di vista dell'osservatore. Ad esempio una sfera è isotropica perchè la si può ruotare in qualunque modo senza che la forma cambi. in sostanza è perfettamente simmetrica.

Si ha anisotropia quando le caratteristiche di un sistema cambiano a seconda delle condizioni date. Ad esempio se abbiamo un cubo lo vediamo in modi differenti a seconda di come lo ruotiamo e ci apparirà differentese se appoggiato su una base o in equilibrio su un vertice.

Nel caso dell'universo è isotropico se si presenta uguale (a grande scala) da qualunque punto osservativo, mentre è anisotropico se percepiamo differenze a seconda del nostro punto di osservazione. Se tutte le galassie dell'universo si muovono verso una direzione, allora è anisotropico. Comunque non si tratta di assoluti come il bianco e il nero, un sistema può essere più isotropico di un altro, pochi sistemi (l'esempio della sfera è uno dei pochi) sono totalmente isotropici e l'universo non è tra questi, soprattutto a piccole scale.

 

2] "toccati" significa che i loro spaziotempo si sono sovrapposti scambiando energia. I dischi rilevati nella CMB sono differenze di temperatura, quindi se non altro avrebbero scambiato temperatura.

P.S.

ci sono diverse versioni della teoria del multiverso, ma non mi risulta che si dica che non si possono toccare, si dice che non si può spostarsi da uno all'altro perchè lo spazio è autocontenuto e se anche si toccassero 2 universi non si potrebbe uscire da uno per entrare nell'altro.

Comunque questi sono concetti basati sulla nostra comprensione di spazio e tempo è praticamente identica a quella degli antichi greci. c'è molto da scoprire ancora.

 

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Nuovi Importanti Indizi Sull'Origine della Vita

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Hubble Fotografa la Drammatica Collisione tra Due Gigantesche Galassie

 

http://www.link2universe.net/wp-content/uploads/2013/05/NGC2623_HLApugh-700x445.jpg

NGC 2623, vista in dettaglio da Hubble, con un'elaborazione dell'astrofotografo Martin Pugh (ESPLORA L'IMMAGINE)

 

 

Le galassie sono stupende, in tutte le loro forme e colori, ma danno spesso il meglio di loro quando entrano in collisione, accendendosi in spettacolari colori e creando enormi code dietro, fatte di polvere, gas e nuove stelle! Il Hubble Space Telescope ha immortalato in questa foto la NGC 2623, una volta ritenuta una sola galassia, ma con la potenza dei moderni telescopi, scoperta per quella che è : una collisione tra due enormi galassie, che si estendono per una superficie di centinaia di migliaia di anni luce.

 

Il gruppo NGC 2623 si trova a circa 250 milioni di anni luce da noi, ma grazie alle potenti ottiche di Hubble riusciamo comunque a sorgere i dettagli della collisione, tirati fuori anche grazie al maestoso lavoro tecnico sui dati, effettuato da Marti Pugh, come parte del progetto Hubble Legacy Archive.

C'è così tanto da vedere in questa singola immagine, che potreste guardarla per giorni! La cosa più intrigante è che se da una parte è vero che non è una galassia ma due, non è neanche vero del tutto che sono due. Una volta, in origine, erano due, ma ora sono una nuova creatura dalle due "teste" con una struttura unica che è una via di mezzo tra due galassie ed una nuova che sta nascendo.

 

Così come il gioco gravitazionale tra la Terra, il Sole e la Luna, crea le maree sul nostro pianeta, così anche in questo caso, la gravità delle galassie ha spostato grandissime quantità di materia, formando le lunghe code che si estendono per oltre 50.000 anni luce l'uno.

Un'altra cosa molto interessante è che le galassie non sono entrate in collisione diretta l'una contro l'altra, ma si sono avvicinate moltissimo una sopra l'altra, fino a distorcersi del tutto a vicenda.

 

 

http://www.link2universe.net/wp-content/uploads/2013/05/zona-centrale-ngc-2623-700x379.jpg

Primo piano della regione centrale di NGC 2623

 

 

Questo ha portato alla collisione di vaste nubi di gas, ad alta velocità, e l'interazione ha portato al collasso gravitazionale e quindi alla formazione di una discreta quantità di nuove stelle, spesso molto massicce, giovanissime e blu ben visibili nell'immagine. Queste supergiganti blu vivono relativamente poco, quindi osservando il loro numero e la loro diffusione, si può cercare di dedurre più o meno quanto tempo fa è iniziata la collisione più intensa. Secondo i dati dovrebbe risalire a circa 100 milioni di anni fa, quindi durante l'epoca dei dinosauri sulla Terra. Se pensate nel termine dei miliardi di anni di vita di una galassia, praticamente è appena successo.

 

Il nucleo della collisione è un "disastro" che porta ad una formazione di nuove stelle incredibile, piena di nubi molecolari che orbitano le zone centrali. La cosa più straordinaria è che anche in questo caos, date le enormi distanze tra le stelle, è veramente difficile che ci sia anche una sola collisione tra di esse, si fondono come fossero fatte di fumo.

 

Nei prossimi 4 miliardi di anni, la Via Lattea interagirà in maniera simile con la più grande galassia Andromeda, e potremmo assistere ad un simile spettacolo, ma molto più ravvicinato.

 

 

http://www.link2universe.net/2013-05-16/hubble-fotografa-la-drammatica-collisione-tra-due-gigantesche-galassie/

 

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943791_533405980056959_1276247055_n.jpg

 

So che potrebbe non sembrarvi un'immagine bella come altre dallo spazio, ma vi assicuro che è dannatamente interessantissimo quello che vedete sopra!

In pratica si tratta della scansione radar di un enorme calotta di ghiaccio che si trova al polo nord di Marte!

Il radar, tra l'altro, chiamato SHARAD e montato sul Mars Reconnaissance Orbiter, è stato costruito ed è gestito dall'Agenzia Spaziale Italiana!!

 

Ma torniamo alla foto. Ogni linea che vedete è uno strato di ghiaccio d'acqua che si è depositato in una diversa era geologica. Vedete quell'ombra grigiastra grossa sul fondo? Quello è il fondale di roccia. Sopra in mezzo ci sono le varie regioni di ghiaccio. Quelle più recenti e fresche brillano di più nelle onde radar, e la coperta bianca in cima in cima è una coperta di ghiaccio stagionale.

 

Ma ora parliamo di dimensioni: L'intera calotta sopra è lunga 250 km! ed è alta 2.000 metri!!! Immaginatevi quanto è grande! Pensate quanta acqua!!

 

Gli scienziati stanno cercando di penetrare quanto più in profondità possono con questo radar, per capire in che momento si è depositato più ghiaccio ed in che momento meno. Questo dovrebbe darci una specie di registro sulle epoche geologiche passate, per capire com'era magari Marte mentre sulla Terra c'erano solo batteri o quando c'erano dinosauri!

 

 

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Mars Icebreaker Life: Proposta per Una Missione Che Trivelli nel Ghiaccio Marziano

 

 

http://www.link2universe.net/wp-content/uploads/2013/05/icebreaker-life-marte-700x555.jpg

Illustrazione artistica del lander Icebreaker Life

 

 

Per quanto le missioni fatte fino ad ora su Marte siano state di grandissimo successo e valore scientifico, hanno appena grattato sulla superficie del pianeta. Gli scienziati stanno lavorando a modalità nuove di esplorazione della crosta più profonda, e mentre gli europei si preparano a mandare il rover ExoMars, capace di arrivare a due metri sotto la superficie, anche alla NASA, ed in particolare all'Ames Research Center, si sta lavorando intorno ad idee di trivelle da spedire magari nelle regioni polari di Marte

 

Negli anni '70, i lander Viking non riuscirono a trovare tracce evidenti e definitive riguardo alla presenza di composti organici o microbi, tuttavia, il lander Phoebix riuscì a scoprire pochi anni fa, la presenza di perclorati nel suolo marziano. I perclorati sono composti termo-reattivi che distruggerebbero i composti organici quando riscaldati, quindi le sonde Viking, che analizzavano così i campioni, potrebbero aver mancato la scoperta di composti organici. La nuova suite di strumenti presenti nel rover Curiosity ha tutto quello che serve per riuscire a trovare anche le più sottili tracce di questi composti, quindi se ci sono sulla superficie, c'è una buona possibilità di trovarli. Se ci sono ovviamente.

 

Ma il problema con la ricerca è anche la grande quantità di radiazioni che la superficie di Marte riceve dal Sole e dallo spazio, mancando di un campo magnetico spesso o di un'atmosfera densa. In altre parole, eventuali composti organici, alla lunga, potrebbero essere stati distrutti, e quindi la radiazione potrebbe aver completamente sterilizzato la superficie. La strategia di Curiosity è cercare all'interno delle rocce e dei depositi geologici, grazie ad una trivella ed un laser, evitando così gli strati più esterni. Ma un'altra idea, più drastica, è scavare in profondità. In questo senso, un'ottimo piano sarebbe andare a scavare nelle zone ghiacciate, dato che il ghiaccio è in grado di bloccare meglio le radiazioni dall'arrivare nelle profondità.

 

La ricerca della vita su Marte non è solo importante per capire se l'ipotesi della panspermia* regge o meno, ma anche perché scoprire che la vita è nata indipendentemente anche su Marte, avrebbe un effetto enorme, dal punto di vista statistico, sulle nostre aspettative di vita nell'universo. "Le implicazioni sarebbero che la vita è estremamente comune in tutto l'universo." spiega McKay.

 

E' a questo proposito che McKay ed i suoi colleghi lavorano da quasi un decennio allo sviluppo della missione Icebreaker Life. La navicella penetrerebbe fino ad un metro nel ghiaccio per cercare segni di composti organici e molecole che possano funzionare da biomarcatori, dando prova conclusiva dell'esistenza di vita o meno. I biomarcatori sarebbero composti così complessi e particolari che potrebbero essere stati creati solo attraverso l'attività biologica. Per esempio, potrebbero essere scoperti enzimi! Questi non solo potrebbero essere segni di vita, ma anche gettare nuova luce sulla biologia di eventuali organismi extraterrestri, portando a grandi scoperte riguardo alla genetica ed il loro metabolismo.

 

"La missione si concentrerà su un periodo geologo di gran lunga più recente di qualsiasi altra missione marziana mai tentata. E questo è meraviglioso" ha dichiarato Norbert Schorghofer, dell'Università delle Hawaii.

La missione Icebreaker Life, si basa su un sistema dinamico che non solo trivellerà ruotando, ma anche picconando la superficie. La trivella avrà un sensore di calore per rivelare se il ghiaccio vicino si sta sciogliendo; Nel caso succede, la trivella si fermerà o rallenterà per non sciogliere i campioni, dato che l'acqua sciolta si ghiaccerebbe subito intorno alla trivella e la bloccherebbe sul posto. usando un braccio robotico separato, il lander metterebbe dei campioni da parte in contenitori speciali perché una futura missione possa venire a prenderli e riportarli sulla Terra, dove laboratori più avanzati potrebbero esaminare in maggiore dettaglio eventuali tracce organiche.

 

Dopo ogni 5 centimetri, la trivella si fermerà ed una piccola spazzola raccoglierà dei campioni da sopra la trivella stessa. Una batteria di strumenti a bordo potrà analizzare il materiale e, per esempio, i ricercatori hanno pronto uno strumento chiamato SOLID (Signs of Life Detector), che può rivelare cellule, molecole organiche complesse ma anche composti più semplici di origine potenzialmente biologica, grazie ad una camera digitale ed una nuovissima tecnologica di "laboratorio su chip", che essenzialmente rimpicciolisce moltissimo tanti strumenti di un vero e proprio laboratorio.

 

Dal punto di vista tecnologico, gli scienziati hanno fatto notare che la missione Icebreaker Life si basa sul design di base della missione Phoenix, con solo alcune modifiche minori per integrare la trivella ed alcuni altri strumenti. Lo scenario ideale per la missione sarebbe con un lancio nel Dicembre del 2018, ed atterraggio nell'Agosto 2019.

 

Gli scienziati hanno anche fatto notare che Icebreaker Life potrebbe anche essere un'occasione per mettere alla prova nuovi sistemi di atterraggio su Marte. Per esempio, la famosa navicella Dragon, della SpaceX, è stata progettata per portare cargo ed astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale, ma è anche pensata per poter atterrare su Marte in futuro, con alcune modifiche. Il progetto marziano si chiama Red Dragon, e l'idea era di provare un atterraggio entro la fine del decennio. Potrebbe essere un'occasione per portare su Marte una missione come appunto la Icebreaker Life. Non è obbligatorio che la missione atterri nelle regioni polari di Marte, ma potrebbe atterrare anche in posti ricchi di sali, perché sarebbero altrettanto ottimali per preservare la vita.

 

http://www.link2universe.net/2013-05-17/mars-icebreaker-life-proposta-per-una-missione-che-trivelli-nel-ghiaccio-marziano/

Modificato da Daunbailò

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  • 2 settimane dopo...

http://www.link2universe.net/wp-content/uploads/2013/05/Nebulosa-Velo-700x700.jpg

la Nebulosa del Velo si trova a 1400 anni luce da noi mentre l'immagine, rimontata da Martin Pugh,

copre una zona di 35 anni luce e mostra la luminosissima stella la 52 Cygni (ESPLORA L'IMMAGINE)

 

Nell'immaginario collettivo, le stelle sono uno dei simboli dell'eternità, e per secoli sono stati appunto considerati immutabili e perfetti. Questo almeno finché un astronomo di nome Tycho Brahe, non fece una scoperta "copernicana" osservando una stelle esplodere e scomparire dal cielo, rivoluzionando per sempre la nostra comprensione ed idea dei cieli. Dietro di loro, le più grandi supernove lasciano spettacolari resti fatti dei loro involucri più esterni. Nel caso dell'immagine qui sopra, parliamo di una stella esplosa prima ancora dell'alba della storia registrata dell'umanità: La NGC 6960, o Nebulosa del Velo, risale a circa 10000 anni fa, e qui è visto in nuova luce un frammento spettacolare della sua struttura.

 

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http://www.link2universe.net/wp-content/uploads/2013/05/trifid_gendler_2400-700x667.jpg

La Nebulosa Trifida si trova a 9000 anni luce da noi ed ha un'età di 300.000 anni.

L'immagine elaborata dal maestro di astrofotografia Martin Pugh copre una zona di 10 anni luce (ESPLORA L'IMMAGINE)

 

Nella costellazione del Sagittario, immersa tra le stelle, si può osservare la spettacolare Nebulosa Trifida, conosciuta anche come M20. Si tratta di una delle più grandi nebulose ad emissione che conosciamo e deve il suo nome alle tre linee scure di nubi di polvere che la dividono. La potete notare anche facilmente con telescopi piccoli, poco più a nord della brillante Nebulosa Laguna. Si tratta di una zona di intensa formazione di nuove stelle, vista qui in nuova luce grazie a Hubble ma anche al gigantesco osservatorio terrestre Subaru, con il suo specchio da 8.4 metri, dotato di potenti ottiche adattive per ridurre al minimo i disturbi dell'atmosfera.

La stella centrale ha circa 7 milioni di anni di età ed è la causa di molta della luminosità della nube. La foto mostra anche un "gambo" (l'oggetto a forma di dito alla destra del getto). Questo gambo rappresenta un notevole esempio di EGG (Evaporating Gaseous Globules, Globuli Gassosi in Evaporazione) che è sopravvissuto perché sulla sua punta c'è un nodo di gas sufficientemente denso da resistere alla corrosione della potente radiazione stellare.

 

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http://www.link2universe.net/wp-content/uploads/2013/05/galassia-girino-700x609.jpg

Galassia Girino vista dal Hubble Space Telescope con altre 3000 galassie di sfondo (ESPLORA L'IMMAGINE)

 

Con sullo sfondo migliaia di splendide galassie, si staglia enorme e meravigliosa la gigantesca coda di questa galassia, catalogata con il nome UGC 10214, ma battezzata "Girino" dagli astronomi, per via della sua forma. Si trova a ben 420 milioni di anni lontano da noi, nella direzione della Costellazione del Drago, ed è una delle prime fotografate con la Advanced Camera for Surveys (ACS), montata pochi anni fa sul Hubble Space Telescope.

L'origine della sua forma è da cercarsi nell'interazione gravitazionale ravvicinata con una qualche altra galassia, di cui però non c'è più traccia nelle vicinanze. Si tratta probabilmente dell'incontro veloce con una galassia piccola, ormai fuggita dalla scena del crimine. L'interazione gravitazionale ha creato una coda che è lunga oltre 280.000 anni luce. Ci sono numerose stelle blu giovani e grandi zone di formazione stellare, piene di ammassi stellari, creati dalla maree dell'altra galassia, che ha mosso le nubi di gas e polvere, spingendole ad una più veloce collisione. Le stelle blu, che dominano le zone di formazione stellare, hanno temperature fino a 10 volte maggiori del nostro Sole, e sono fino ad 1 milione di volte più luminose.

Una volta formati, questi ammassi stellari vivono la loro esistenza in maniera violenta e caotica, finendo poi con gigantesche esplosioni.

L'immagine ha anche il merito di mostrarci, sullo sfondo, oltre 3000 altre piccole galassie! Sono oltre il doppio del numero di galassie trovate nella leggendaria esposizione "Hubble Deep Field" fatta nel 1995 con la Wide Field and Planetary Camera 2. Alcune delle galassie più lontane arrivano a miliardi di anni fa, quasi poco dopo la nascita delle primissime galassie nell'universo.

 

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http://www.link2universe.net/wp-content/uploads/2013/05/occhio-foto-26-700x570.jpg

Meravigliose Fotografie Estremamente Ravvicinate di Occhi Umani

 

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http://www.link2universe.net/wp-content/uploads/2013/05/marte-curiosity-lucertola-foto.jpg

La famosa lucertola marziana

 

 

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->Scienziati Fanno Rivivere Piante Ghiacciate 400 Anni Fa<-

 

->Scoperto Sangue in Corpo Ghiacciato di Mammut in Siberia! Più Vicina la Clonazione?<-

 

->Verso il primo Computer Biologico Avanzato<-

 

 

Sono stato un po' impegnato ultimamente :)

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É simpatico che ci si porti avanti con il terraforming vista la lentezza dell'esplorazione spaziale. Ci vuole ottimismo.

 

 

 

 

http://cdn.physorg.com/newman/gfx/news/2013/2-firsteverhig.jpg

 

Carino vero? Con un microscopio a forza atomica sono riusciti a vedere così una molecola, con i legami belli evidenti. É la prima volta che si riesce a vedere in questo modo la rottura e formazione di legami durante una reazione. Di questo passo nei libi ci saranno direttamente le foto anziché i disegni.

 

Qui l'articolo (eng)

http://m.phys.org/news/2013-05-first-ever-high-resolution-images-molecule-reforms.html

Modificato da Granbrakko
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É simpatico che ci si porti avanti con il terraforming vista la lentezza dell'esplorazione spaziale. Ci vuole ottimismo.

 

 

 

 

http://cdn.physorg.com/newman/gfx/news/2013/2-firsteverhig.jpg

 

Carino vero? Con un microscopio a forza atomica sono riusciti a vedere così una molecola, con i legami belli evidenti. É la prima volta che si riesce a vedere in questo modo la rottura e formazione di legami durante una reazione. Di questo passo nei libi ci saranno direttamente le foto anziché i disegni.

 

Qui l'articolo (eng)

http://m.phys.org/news/2013-05-first-ever-high-resolution-images-molecule-reforms.html

 

bellissimo, i legami chimici sono davvero geometrici. Ci sono teorie fisiche basate sulla geometria (la relatività è una di esse) e io penso, al contrario della magggior parte degli scienziati, che una bella teoria del tutto debba essere geometrica e non quantistica.

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  • 3 settimane dopo...

New Horizons verso Plutone

 

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/e/e7/New_horizons_%28NASA%29.jpg/757px-New_horizons_%28NASA%29.jpg

Rappresentazione della sonda New Horizons in avvicinamento a Plutone

 

La New Horizons è una sonda lanciata nel 2006 dalla NASA verso Plutone, considerato il nono pianeta del sistema solare fino ad una decina di anni fa e riclassificato 'pianeta nano' per la scoperta di molti corpi simili nella fascia di Kuiper, tra cui Eris (inizialmente noto come Xena) che per un breve periodo venne considerato il decimo pianeta.

Date le piccole dimensioni di Plutone, simili a quelle della Luna e la sua enorme distanza da noi (50 UA, ossia 50 volte la distanza terra-sole), la sua osservazione non è semplice e ne giustifica la scoperta avvenuta solo nel 1930. Ad oggi la migliore mappa della sua superficie è stata prodotta da Hubble, ma anche per le potenti ottiche del telescopio spaziale non è un' impresa facile raccogliere la poca luce riflessa da Plutone che raggiunge la terra e questo è il risultato.

 

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/a9/Pluto_animiert.gif/270px-Pluto_animiert.gif

La mappa prodotta da Hubble

 

http://cfivarese.altervista.org/SI_2_dimensioni_Giove.jpg

Le dimensioni di pianeti in scala

 

 

 

http://cfivarese.altervista.org/SI_3_dimensioni_Sole.jpg

 

http://cfivarese.altervista.org/SI_5_dimensioni_Antares.jpg

 

 

 

La mappa non è certo dettagliata ma riesce comunque a mostrare grandi differenze cromatiche della superficie, le cui aree più chiare dovrebbero essere composte da metano-azoto-acqua ghiacciati, mentre le più scure si pensa siano antiche colate laviche.

In ogni caso Plutone ha certamente la superficie più varia e cangiante del sistema solare e molte sono le sue caratteristiche peculiari, come il suo anno della durata di 248 anni terrestri (per ogni orbita di Plutone la terra ne compie 248), o la sua orbita fortemente ellittica e fuori piano rispetto agli altri pianeti, che lo porta ad avere grandi variazioni nella sua distanza dal sole e quindi nella quantità di calore che riceve. Questo fatto implica che la sua atmosfera è allo stato gassoso solo durante la parte più vicina al sole della sua orbita, e ricada al suolo ghiacciata quando se ne allontana.

Al momento in cui New Horizons giungerà nelle vicinanze di Plutone farà appena in tempo per vederlo con l'atmosfera ancora gassosa, prima che si allontani rendendo impossibili altre missioni per circa 130 anni, data anche la sua distanza da noi che diverrà sempre maggiore.

 

http://www.scienzita.it/lezioni/scienze_terra/immagini/pluto-orbit.jpg

In rosso l'orbita di Plutone, notate che a questa scala

l'orbita dei pianeti interni come Marte e la Terra sono così piccole che non si riesce neppure a rappresentare

Si ritiene che la composizione di Plutone possa avere molte similitudini con le comete, infatti la sua struttura interna dovrebbe essere composta principalmente da ghiaccio d'acqua e polvere di silicati (roccia) con un nucleo di soli silicati. Sicuramente Plutone contiene moltissimi composti organici.

 

 

La sonda New Horizons è l'oggetto più veloce mai lanciato dall'uomo e tra 2 anni ci svelerà molti dettagli della superficie e della sua composizione, così come delle sue lune, per poi procedere oltre nella fascia di Kuiper da cui provengono le comete di corto periodo che possiamo vedere nel cielo come la cometa di Halley che ritorna ogni 78 anni(quelle di lungo periodo arrivano da ancora più lontano, dalla nube di Oort che si estende fino ad una distanza di un anno luce dal sole e hanno periodi di milioni di anni). La fascia di kuiper non è mai state esplorata e speriamo possa darci una nuova a migliore visione del sistema solare esterno.

 

http://www.astroala.it/images/didattica/comete/nubeopikoort.jpg

Rappresentazione della fascia di Kuiper e della nube di Oort

 

 

Tutto questo per dirvi che è di oggi la notizia che la sonda procede spedita e senza intoppi verso la sua destinazione, incoming july 2015 :ok:

Modificato da Daunbailò

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  • 3 settimane dopo...
  • 2 settimane dopo...

Buon anniversario dell'incidente di Roswell a tutti :D

 

tizio1: a Roswell è caduto un oggetto dal cielo

 

tizio2: e cos'era?

 

tizio1: non lo so ma sono subito intervenuti i militari

 

tizio1: Ecco vedi! erano alieni, altrimenti perchè mai sarebbe intervenuto l'esercito? poi era un materiale strano, una cosa mai vista, sicuramente era alieno. c'è chiaramente una cospirazione mondiale per tenerli nascosti!!!

 

tizio2: hai ragione amico, non fa una grinza!

 

[NOTA1] - la 2^ guerra mondiale in cui gli USA sono stati colpiti nel loro territorio (Pearl Harbor) è finita da appena 3 anni e subito si è entrati in guerra fredda con la russia; minaccia nucleare, gli americani si costruiscono il bunker anti-atomico sotto casa, spie da tutte le parti, ecc... -

 

[NOTA2] - molti testimoni dell'epoca riconosceranno poi l'acetato, sconosciuto all'epoca perché segreto, come identico al misterioso e sottilissimo metallo in grado di riprendere la propria forma senza stropicciarsi.

 

[NOTA3] - se eventualmente le spiegazioni dell'esercito non convincono, voglio segnalare che è piena la storia, soprattutto in epoca moderna, di operazioni sotto copertura in cui si simula un operazione normale per portarne a termine una segreta. Nel caso specifico, quei palloni in effetti potevano non essere meteorologici ma semplicemente erano qualcos'altro come ad esempio palloni rivelatori di raggi gamma in grado di rilevare esplosioni atomiche in giro per il pianeta, ottenendo così informazione sui test nucleari russi. E' solo un ipotesi su 2 piedi, potevano essere qualcos'altro ma i primi satelliti americani (segreti anche quelli) servivano propio a questo, e si sa che nell epoca pre-Sputnik, per queste cose si usavano palloni e si usano ancora oggi.

 

[NOTA4] - Il fatto di vedere una cosa inspiegabile, per quanto strana e per quanto aderisca a qualcosa del nostro immaginario (come gli ufo o la madonna o lo yeti) non dimostra l'esistenza degli alieni o altra fantasia. Molto probabilmente non siamo in possesso delle conoscenze necessarie a spiegare un fenomeno, come è stato per la miriade di sfere luminose avvistate come UFO in tutto il mondo e poi rivelatisi fulmini globulari, fenomeno elettrico sconosciuto fino ad un 10-15 anni fa che può creare formazioni in cielo grazie al fatto che possono essere influenzati dal campo magnetico terrestre o da uno artificiale, come ad esempio antenne radio-TV o reti elettriche (dove corre una corrente elettrica vi è sempre associato un campo magnetico).

In tutto ciò si continua a lucrare con siti, libri e documentari in cui queste spiegazioni scientifiche vengono regolarmente ignorate perchè rovinano il buisness. Queste cose sopravvivono di grassa ignoranza e ingenuità. Tra l'altro è risaputo che la storia degli UFO è la manna dal cielo dell'esercito che spesso ha tutto l'interesse che la gente pensi agli omini verdi. ;)

Modificato da Daunbailò

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ROMA (WSI) - Prima Google Maps, ora Google Earth: sono sempre di più i posti sulla Terra che vengono scovati grazie alle immagini scattate dai satelliti.

Questa volta infatti si è arrivati ad una scoperta che potrebbe avere del clamoroso e forse diventare una delle più grandi, a livello archeologico, degli ultimi anni. Il tutto grazie all'uso di Google Earth.

 

Angela Micol, archeologa, è convinta che nel pressi della città di Abu Sidhum, in Egitto, e poco più a nord di questa, nel Favum, vi siano due siti dove si nasconderebbero ben 17 piramidi egizie, praticamente sommerse dalla sabbia che le avrebbe fatte diventare come due colline.

 

Anche se convinta dalla sua tesi, i numerosi colleghi dell'archeologa sparsi per tutto il mondo sarebbero molto scettici a riguardo, anche perché una di queste piramidi dovrebbe essere addirittura tre volte più grande di quella Cheope a Giza.

 

A supportare la tesi di Micol invece vi sarebbero numerose mappe antiche, una addirittura di un ingegnere al seguito di Napoleone Bonaparte, che indicherebbero l'esistenza di questi monumenti, ed inoltre in passato delle ricognizioni sul terreno avrebbero rilevato del metallo presente nella zona.

 

L'uso di Google Earth non è nuovo per questo tipo di scoperte. Da tempo infatti viene più facile individuare oggetti, siti nascosti o strutture difficilmente riscontrabili, attraverso le foto satellitari.

 

Ora però saranno gli scavi a dare una risposta definitiva al mistero.

 

http://www.wallstreetitalia.com/article/1607233/curiosita/egitto-con-google-earth-scoperte-17-piramidi.aspx

 

Nel link c'è anche la foto. Sono un pò scettico a riguardo, mi sembra davvero improbabile che finora nessuno abbia fatto caso al fatto che quelle dune/colline di sabbia avessero la forma di una piramide e non abbiano indagato.

 

Comunque volevo allargare il discorso anche a Google Earth, che personalmente trovo davvero essere una gran figata :D ogni tanto quando in ufficio non ho niente da fare mi metto a scandagliare il mondo a random alla ricerca di robe strane :ph34r:

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  • 2 settimane dopo...

Accade ogni 11 anni, e avrà luogo, secondo il fisico solare Todd Hoeksemadella della Stanford University, tra circa 3 o 4 mesi: il campo magnetico del Sole si invertirà e l'evento porta con sé molteplici implicazioni fisiche. L’inversione coincide con un picco dell’attività solare caratterizzato da un aumento di macchie solari, e brillamenti solari di immensa entità.

 

Il fisico solare Phil Scherrer, della Stanford University, descrive ciò che succede: “I campi magnetici polari del Sole si risvegliano, vanno a zero e riemergono alla polarità opposta. E’ parte normale del ciclo solare”. La transizione è molto confusa: invece di una struttura “a barra magnetica” con due estremi ben definiti, il campo magnetico diventa molto confuso con numerosi poli magnetici, non più solo due. Dopo questa fase, si ritorna alla struttura “a barra” ma con la polarità invertita.

Le misurazioni dell’Osservatorio Solare Wilcox della Stanford University, mostrano che l’emisfero nord del Sole ha già cambiato segno, e l’emisfero sud è sulla buona strada.

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Pare sia scoppiata una supernova nella costellazione del delfino fra L'Aquila e il Cigno partita con una magnitudine di 6.6 e già arrivata a 5 in meno di una settimana. Se tanto mi da tanto tra poco sarà visibile abbastanza bene http://uai.it/web/guest/astronews/journal_content/56/10100/339365

 

P.s. errata corrige è una nova non una supernova

Modificato da Shadowlord

Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee o le sue idee non valgono nulla o non vale nulla lui

Articolo 1 codice di Norimberga

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La verità sull’Area 51

 

Giovedì 15 agosto il National Security Archive ha pubblicato sul suo sito un documento dlla CIA dove per la prima volta il governo americano nomina esplicitamente l’Area 51, la famosa base segreta diventata famosa in tutto il mondo perché, secondo gli ufologi, sarebbero custoditi i corpi di alcuni extraterrestri e le loro navi spaziali. La storia in realtà è molto più prosaica: per anni nell’Area 51 sono stati testati e messi a punto numerosi progetti aerei segreti, tra cui gli aerei spia che sorvolavano l’Unione Sovietica durante la guerra fredda.

 

Il documento completo si chiama La CIA e la ricognizione aerea: i programmi U2 e OXCART (potete scaricare il file torrent da qui). È stato scritto da due storici della CIA nel 1992 ed è una specie di manuale di storia su alcuni dei più importanti programmi di ricognizione aerea segreta di tutta la guerra fredda. Il National Security Archive che ha pubblicato il documento è un’organizzazione accademica statunitense che pubblica documenti ottenuti grazie alla legge americana sulla trasparenza del governo (il Freedom of Information Act).

 

Una versione dello stesso documento – pesantemente censurata – era già stata pubblicata nel 1998. Il documento pubblicato questa settimana è in versione integrale. Gli omissis ancora presenti tutelano soltanto i nomi di alcuni piloti e i dettagli su certe contromisure elettroniche usate all’epoca. Si tratta del primo documento ufficiale del governo degli Stati Uniti a nominare esplicitamente l’Area 51 e la sua storia – anche se in realtà un’altra menzione, dovuta probabilmente a un errore di chi doveva cancellare i riferimenti alla base, compare in un documento del 1967.

 

La storia dell’Area 51 raccontata dagli storici della CIA comincia nel 1955, quando alcuni funzionari dell’agenzia sorvolarono il deserto del Nevada a bordo di un piccolo aereo da turismo. Erano alla ricerca di un luogo adatto per fare esperimenti segreti su un nuovo tipo di aereo spia appena messo in costruzione. L’U-2, questo era il nome del progetto, era in grado di volare fino a 18 mila metri: troppo in alto per essere raggiunto dai missili della contraerea o da altri aeroplani e troppo in alto, almeno secondo i progettisti, per essere avvistato su un radar. Gli U-2 furono gli aerei che, una decina di anni dopo, individuarono i missili russi a Cuba – anche se quelli erano U-2 dell’aviazione, leggermente diversi da quelli utilizzati dalla CIA di cui si parla nel libro.

 

Vicino a un posto chiamato Groom Lake, gli uomini della CIA trovarono quella che sembrava una pista aerea abbandonata. Si trattava di un vecchio poligono di tiro aereo, utilizzato durante la Seconda guerra mondiale per addestrare i piloti di bombardieri. Il luogo era decisamente fuori mano: a circa 160 chilometri da Las Vegas, circondato per chilometri dal deserto e non troppo lontano da un’area ancora più pericolosa e inospitale: un poligono di prova per ordigni nucleari. Si trattava, hanno scritto gli storici della CIA, del luogo ideale per testare aerei segreti e addestrarne i piloti.

 

Il nome convenzionale scelto per il pezzo di terreno che venne acquistato dall’Autorità per l’Energia Nucleare – che già possedeva la grande aerea dove venivano sperimentate le bombe atomiche – fu Area 51, un nome che doveva essere anonimo e burocratico e che non avrebbe dovuto attirare l’attenzione. Ma bisognava trovargli anche un nome confidenziale, qualcosa che rendesse la base più interessante per il personale chiamato a lavorarci. Il nome scelto, a quanto pare, fu Paradise Ranch che nel linguaggio degli addetti divenne semplicemente il Ranch – curiosamente, tutto il mondo conobbe la base per il suo noioso nome burocratico, mentre quello più accattivante è rimasto più o meno sconosciuto.

 

Il primo test di volo con un U-2 venne compiuto nell’agosto del 1955 e successivamente la base venne usata per addestrare i piloti e tenere in deposito gli U-2 della CIA. Nel libro vengono raccontati anche lo sviluppo dei “successori” dell’U2, come l’A-12 OXCART, e numerose missioni compiute dagli aerei. La gran parte, ovviamente, si svolgevano nei cieli sopra l’Unione Sovietica e la Cina comunista. Ma c’è anche il resoconto di un volo sul Pacifico, per spiare un poligono per test nucleari francesi. Quello di cui non si parla mai, in tutto il libro, sono camere per autopsie di alieni e depositi di rottami di UFO.

 

Qualche riferimento agli extraterrestri in realtà si può trovare. Ad esempio, gli storici della CIA scrivono che i voli di addestramento degli U-2 produssero un effetto collaterale inaspettato: moltiplicarono gli avvistamenti di oggetti volanti non identificati. Negli anni Cinquanta quasi nessuno credeva che fosse possibile arrivare alle altezze che gli U-2 raggiungevano normalmente. Parecchi piloti di voli civili dissero di aver avvistato oggetti non identificati perché avevano individuato gli U-2 ad altezze alle quali non pensavano potesse esserci qualcosa di costruito dall’uomo.

Un altro effetto aumentava il numero di avvistamenti: mentre alla quota a cui volavano gli aerei di linea il sole era già tramontato, molto più in alto gli U-2 erano ancora illuminati dal sole. Questo portava gli U-2 ad essere, se non proprio luccicanti (erano dipinti di nero), almeno ben visibili ai piloti che, diversi chilometri più sotto, erano già al buio.

 

Col passare degli anni e l’aumento degli avvistamenti, l’Area 51 ha finito con il diventare il simbolo dei presunti “piani segreti” del governo americano per celare al mondo l’esistenza degli alieni. Intorno ai confini della base sono perennemente accampati numerosi “esperti” di alieni che scrutano il cielo in attesa di vedere un UFO lasciare la base. Gli abitanti delle cittadine vicine si sono adattati a questo tipo particolare di turismo e hanno cambiato i nomi dei locali con nomi che ricordano gli alieni, gli UFO o le cospirazioni governative. Anche lo stato del Nevada ha fatto qualcosa e dal 1996 la strada che passa vicino all’Area 51 è stata ufficialmente rinominata Extraterrestrial Highway.

 

Per gli appassionati di alieni la pubblicazione di questo documento non cambierà le cose. Gran parte delle informazioni che contiene erano già note agli storici e agli appassionati che si sono occupati dei programmi di ricognizione aerea degli Stati Uniti nel corso della guerra fredda. Molti altri dettagli sull’Area 51, anche se non sono stati ufficialmente divulgati, sono più o meno noti: ad esempio, nell’Area 51 vennero probabilmente svolti i primi test sull’F-117, il primo aereo invisibile ai radar (ora ritirato dal servizio). Sempre nel deserto del Nevada venne probabilmente messo a punto la versione invisibile ai radar dell’elicottero Blackhawk, quello usato dai Navy Seals per uccidere Bin Laden ad Abbottabad, in Pakistan.

Questa però è la prima volta che il governo americano rilascia (almeno non per errore) dei documenti in cui si parla ufficialmente di Area 51. Come ha dichiarato Jeffrey Richelson, uno dei ricercatori del National Security Archive: «È la fine ufficiale della segretezza per ciò che riguarda l’Area 51».

Modificato da Daunbailò

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  • 4 settimane dopo...

Scoperti Ingredienti Unici Per la Vita in Frammenti di Meteorite

 

E' molto raro che i meteoriti che vediamo come stelle cadenti mentre scendono nell'atmosfera, riescano a sopravvivere a questo drammatico evento, ma circa 5/10 all'anno riescono davvero a farcela! sebbene sotto forma di piccoli frammenti. Ma tra questi, sotto le mani degli scienziati è capitato un caso davvero eccezionale: alcuni frammenti trovati a Sutter's Mill nell'Aprile del 2012, dalle nuove analisi fatte di un gruppo internazionale di scienziati, sembrano contenere una gran quantità di molecole organiche ricche di zolfo ed ossigeno, altamente complesse e necessarie per la formazione della vita!

 

Da tanto si suppone che i meteoriti potrebbero essere l'origine di molto materiale organico arrivato sulla Terra, oltre all'acqua portata qui insieme alle comete, ma le prove stanno diventando sempre più solide e questa nuova scoperta è sicuramente un'aggiunta notevole.

Quello rende davvero particolarmente intrigante questa ricerca, non è solo la composizione ma anche com'è stata svelata! Questo perché i ricercatori hanno dissolto i frammenti in condizioni che simulavano quelle delle sorgenti idrotermali che si potevano trovare sui fondali oceanici della Terra primordiale. Questi ambienti sono tra i posti principali dove si ipotizza abbia avuto inizio il processo di abiogenesi (l'emergenza dalla vita a partire da chimica organica complessa). Dopo il trattamento, le rocce hanno rilasciato molecole molto complesse, tante delle quali mai scoperte prima in simili meteoriti. La scoperta suggerisce che ci sono molti più materiali organici disponibili nei meteoriti rispetto a quanto ci immaginavamo prima.

Quindi la quantità di materiale utile per la vita, che arrivava dallo spazio in quei tempi molto più ricchi di impatti, poteva essere più grande di quanto ci saremmo mai aspettati.

 

Inoltre dissolvere questi frammenti in condizioni particolari come quelle intorno alle sorgenti termali può aiutare a farsi un'idea migliore di quanto questo abbia contribuito all'origine della vita.

 

 

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E' Ufficialmente Storia: Voyager 1 Fuori dal Sistema Solare, Entra nello Spazio Interstellare!

 

Con un grande e commuovente annuncio storico, gli scienziati della NASA hanno ufficialmente dichiarato che la sonda Voyager 1, dopo 19 miliardi di km e 36 anni di viaggi, è nello spazio interstellare, e si è lasciata alle spalle il Sistema Solare. Non solo, ma la transizione è ormai avvenuta da 1 anno! "Ce l'abbiamo fatta" ha dichiarato il Dr. Ed Stone, scienziato a capo della missione da oltre 40 anni ormai. "E ce l'abbiamo fatta mentre la sonda ha ancora energia a sufficienza da spedire dati da questa regione dello spazio."

 

C'è stato un po' di dibattito semantico riguardo al dominio del Sistema Solare. Se da una parte è vero che il dominio elettromagnetico dell'attività solare è ormai alle spalle, è anche vero che gravitazionalmente ancora il Sole riesce ad esercitare la sua presenza. C'è ancora da raggiungere la Nube di Oort, che è una sfera enorme di detriti di ghiaccio e polvere, rimasta dopo la formazione del sistema solare, e distante almeno altri 300 anni di viaggio. Ma quello che conta nella pratica è che l'ambiente energetico in cui ora la sonda Voyager 1 viaggia, cioè il plasma carico che lo circonda, non è più quello che viene dal Sole, ma quello presente nello spazio tra le stelle.

Inizialmente gli scienziati pensavano che quando la sonda avrebbe lasciato lo spazio interstellare, la direzione del campo magnetico sarebbe cambiata. Ma alla fine questo si è dimostrato non essere il caso e gli scienziati hanno iniziato ad esaminare invece le proprietà del plasma. L'eliosfera del Sole (cioè la sfera di influenza dell'attività del vento solare) è piena di plasma ionizzata. Fuori da questa bolla, il plasma non proviene dal Sole ma dall'esplosione di stelle milioni di anni fa. Il plasma interstellare è molto più denso rispetto a quello solare.

 

Sfortunatamente, lo strumento principale che fu progettato per la misurazione del plasma ha smesso di funzionare negli anni '80, quindi gli scienziati hanno dovuto escogitare un nuovo modo per misurare l'ambiente energetico in cui la sonda si muoveva, per riuscire a determinare con precisione dove si trovava.

Così hanno usato lo strumento secondario per la lettura delle onde magnetiche nel plasma, sulle antenne da 10 metri della sonda. A questo si è aggiunto un regalo inaspettato da parte del Sole: una gigantesca Espulsione di Massa Coronale.

Le antenne hanno ricevitori radio ai loro capi "come le orecchie da coniglio sui vecchi televisori", ha spiegato Don Durnett, che ha guidato l'esperimento con un team dell'Università dell'Iowa. L'espulsione di massa coronale ha lasciato il Sole nel Marzo del 2012 ed alla fine, 13 mesi dopo, è arrivata a Voyager 1 nell'Aprile del 2013. Il plasma intorno alla sonda ha iniziato a vibrare come la corda di un violino. Il tono delle oscillazioni ha aiutato gli scienziati a determinare la densità del plasma in cui si muovevano le particelle cariche arrivate dal Sole. Queste particolari oscillazioni hanno mostrato che la sonda era immersa in un plasma 40 volte più denso rispetto agli strati esterni dell'eliosfera in cui avevano viaggiato fino ad allora.

 

"Adesso che abbiamo questi nuovi dati chiave, riteniamo che questo sia il primo grande passo dell'umanità nello spazio interstellare" ha spiegato Stone. "Il team della missione Voyager ha avuto bisogno di tempo per analizzare le osservazioni fatte e comprendere i dati. Ma adesso possiamo rispondere alla domanda che tutti ci stavamo facendo: "Ci siamo arrivati?" Si, siamo arrivati nello spazio interstellare!"

Riguardando attentamente nei dati raccolti nell'ultimo periodo, gli scienziati hanno scoperto che dei segnali meno chiari di simili oscillazioni erano già state viste tra l'Ottobre ed il Novembre 2012. Attraverso la misurazione di entrambi gli eventi, il team ha potuto dichiarare che la sonda Voyager 1 è entrata nello spazio interstellare nell'Agosto del 2012.

"Siamo letteralmente saltati dalle sedie quando abbiamo visto queste oscillazioni nei nostri dati! mostravano che la sonda stava entrato una regione completamente nuova, comparabile con quello che ci aspettavamo di trovare nello spazio interstellare, e completamente differente rispetto alla nostra bolla solare." ha spiegato Gurnett. "Chiaramente abbiamo attraversato l'eliopausa, che è il confine tra il dominio del plasma solare ed il plasma interstellare."

 

Voyager 1 e la sua sonda gemella Voyager 2 furono lanciate a distanza di 16 giorni l'una dall'altra nel lontano 1977. Un fortuito allineamento planetario che avviene una volta ogni 176 anni ha permesso alle due sonde di compiere un magnifico tour del Sistema Solare esterno, completato nell'arco di appena 12 anni. Entrambe le sonde hanno visitato Giove e Saturno. La Voyager 2 è andata poi verso un incontro ravvicinato con Urano e Nettuno, mentre la sonda Voyager 1 ha continuato il suo viaggio verso l'uscita dal Sistema Solare. Voyager 2 però, lanciata 16 gorni prima della Voyager 1, è ad oggi la sonda spaziale che per più tempo in assoluto è rimasta attiva e continuamente gestita! Si trova adesso a 15 miliardi di km dal Sole (4 meno della gemella).

 

 

Gli scienziati ricevono ancora dati dalle sonde ogni giorno, anche se sono segnali molto poco energetici, di appena 23 watt, cioè l'energia di una lampadina da frigorifero. Ma questo alla partenza dalla sonda. Quando arrivano alla Terra sono ormai di appena 1 miliardesimo di miliardesimo di watt. I dati dagli strumenti della Voyager 1 sono trasmessi verso la Terra tipicamente a 160 bit per secondo e sono catturati dalle antenne della NASA, che compongono la Deep Space Network. Sono antenne con un diametro di 34 e 70 metri! Un segnale dalla sonda impiega 17 ore per raggiungerci (Sono tecnicamente a 17 ore luce da noi). Dopo che i dati sono trasmessi ed elaborati dagli scienziati, vengono resi disponibili al pubblico.

 

"La sonda Voyager è andata laddove nessuna sonda era mai andata prima, segnando una delle imprese tecnologiche più significanti di sempre e finendo sicuramente negli annali della storia della scienza, aggiungendo un nuovo capitolo nelle imprese e sogni dell'umanità" ha dichiarato John Grunsfeld, amministratore associato della NASA a Washington. "Forse alcuni futuri esploratori dello spazio profondo riusciranno a raggiungere Voyager, il nostro primo ambasciatore interstellare, e rifletteranno su come questa intrepida sonda li ha aiutati, permettendo i loro futuri viaggi."

 

Gli scienziati non sanno quando esattamente la Voyager 1 raggiungere la parte dello spazio interstellare dove non arrivano più i disturbi da eruzioni solari particolarmente intense, o non c'è più alcuna influenza magnetica del Sole. Non c'è neanche alcuna certezza su quando esattamente la sonda Voyager 2 uscirà dal Sistema Solare, ma non dovrebbe mancare moltissimo.

 

E ora? La sonda Voyager 1 è stata puntata verso la costellazione Ofiuco. Nel 2025 tutti gli strumenti a bordo verranno spenti e la sonda continuerà ad essere gestita per 10 anni ulteriori per avere dati ingegneristici sul comportamento nell'orbita che sta seguendo. Nell'anno 40.272 d.c. la sonda passerà a 1.7 anni luce da una misteriosa stella nella costellazione dell'Orsa Minore, chiamata AC+79 3888. Dopo l'incontro ravvicinato si dirigerà verso il centro della Via Lattea.

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  • 4 mesi dopo...

Prodotto e intrappolato al Cern il primo fascio di «antimateria»

 

L’esperimento è frutto di una collaborazione internazionale alla quale partecipano anche scienziati italiani: «Una svolta per gli ultimi studi»

 

Per la prima volta è stato prodotto e intrappolato un fascio di antimateria. È un altro successo del Cern di Ginevra: dopo la scoperta del bosone di Higgs la caccia ai segreti della materia ha segnato un altro punto, aprendo per la prima volta la possibilità di osservare più da vicino e in dettaglio i segreti della materia nella quale, come in uno specchio, le particelle hanno la stessa massa ma opposta carica elettrica rispetto alla materia ordinaria.

Pubblicato sulla rivista Nature Communications, il risultato è stato ottenuto nell’esperimento Asacusa, frutto di una collaborazione internazionale al quale l’Italia partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Nei fasci di antiparticelle prodotti al Cern e fatti scorrere all’interno di una sorta di cilindro lungo tre metri e mezzo, i ricercatori hanno individuato 80 atomi di anti-idrogeno, in un punto del cilindro collocato a circa 2,7 metri dalla sorgente di anti-particelle e nel quale le influenze dei magneti erano ridotte al minimo. Il fascio di anti-atomi è stato catturato «in volo», bombardandolo con microonde.

 

«Adesso saremo in grado di studiare più in dettaglio le caratteristiche dell’antimateria», dice Luca Venturelli, dell’Infn di Brescia e dell’Università di Brescia, che coordina il gruppo italiano della collaborazione Asacusa. I nuovi dati potrebbero portare ad una risposte che i fisici di tutto il mondo attendono da decenni: perché non vediamo l’antimateria se, subito dopo il Big Bang, era presente in una quantità pari a quella della materia? Se vengono a contatto, infatti, materia e antimateria si annichilano a vicenda. Eppure «attorno a noi vediamo soltanto materia, ma non abbiamo mai trovato nemmeno un anti-atomo: dove sia finita l’antimateria è un mistero», osserva Venturelli.

 

Questa disparità, che i fisici chiamano “asimmetria”, è un autentico rompicapo. Confrontare atomi di idrogeno e di anti-idrogeno costituisce uno dei modi migliori per eseguire test di alta precisione sulla simmetria tra materia e antimateria. Gli spettri di idrogeno e anti-idrogeno sono previsti essere identici: ogni piccola differenza tra loro potrebbe aiutare a risolvere il mistero dell’asimmetria e aprire una finestra sulla «nuova fisica». Il prossimo passo dell’esperimento Asacusa sarà quindi produrre e analizzare fasci di antiparticelle sempre più ricchi e stabili. Il futuro sa di fantascienza perché l’antimateria potrebbe diventare una straordinaria fonte di energia, per esempio per realizzare motori di astronavi interplanetarie come quelli immaginati nella serie Star Trek.

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  • 9 mesi dopo...

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