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L'Uomo e l'Universo


Willy

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Stephen Hawking ricoverato d'urgenza

L'astrofisico britannico in ospedale: «è molto malato»

 

 

LONDRA - L'astrofisico britannico Stephen Hawking è stato ricoverato d'urgenza in ospedale perchè «è molto malato». Ne ha dato notizia l'università di Cambridge presso cui insegna Hawking, 67 anni, soffre di atrofia muscolare progressiva, una patologia degenerativa.

 

ANCORA IN CATTEDRA - Malgrado la malattia l'abbia costretto a vivere su una sedia a rotelle e a comunicare con un sisntetizzatore vocale, è uno dei cosmologi più noti. Hawking è titolare a Cambridge della cattedra «Lucasiana» di Matematica e Fisica, carica ricoperta anche da Isaac Newton. Non sono stati diramati molti dettagli circa le ragioni che hanno portato al ricovero d'urgenza. «Il professor Hawking è molto malato ed è stato portato in ambulanza all'ospedale Addenbrooke», si legge nel comunicato diffuso da Cambridge.

 

Corriere.it

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Costituzione della Repubblica italiana, Articolo 3

W LA COSTITUZIONE

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Porca vacca è una notizia che dà tanta tristezza e molto brutta per l'umanità

 

Una mente come poche ne esistono in secoli... :piange:

Il Napoli.. Ti fa soffrire , Ti fa piangere , Ti fa gioire , Ti rende la persona piu' felice al mondo , Ti spezza il cuore , ma soprattutto ti fa VIVERE...
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Inviato (modificato)

Scoperto il pianeta extrasolare più piccolo: è solo il doppio della Terra

 

Michel Mayor dell’Osservatorio di Ginevra è il più famoso cacciatore di pianeti extraterrestri in orbita attorno ad altre stelle perché nel 1995 scopriva il primo nelle vicinanze della stella 51 Pegasi. Ora Mayor e il suo gruppo di astrofisici compiono un altro balzo importante in questa frontiera della ricerca astronomica; sicuramente la più affascinante.

 

LA SCOPERTA - Mayor ha infatti trovato intorno alla stella Gliese 581 un pianeta battezzato «Gliese 581 e» che è il più piccolo finora scoperto avendo una taglia che è appena il doppio della nostra Terra. Ma il gruppo ha ottenuto pure un altro risultato importante ristudiando il circondario della stella situata a 20,5 anni luce della Terra, nella costellazione della Bilancia. Già, intorno ad essa, erano stati individuati in passato tre altri pianeti e di uno di questi il «d» nel 2007 si è ricalcolata la posizione scoprendo che si trova più vicino di quanto ritenuto in passato collocandosi nella «zona abitabile», cioè ad una giusta distanza dalla stella madre ricevendo una equa quantità di energia. Tutti gli altri si trovano più vicini all’astro e quindi troppo riscaldati. Il più vicino di tutti è proprio il nuovo appena individuato («e»).

 

IL GEMELLO DELLA TERRA - «È il piccolo pianeta finora rilevato – precisa il coautore della ricerca Xavier Bonfils dell’Osservatorio di Grenoble – ed è con grande probabilità un pianeta roccioso». Per compiere un giro intorno alla stella impiega 3,15 giorni. Ma l’attenzione riportata sul «Gliese 581 d» sette volte più massiccio della Terra e con una rivoluzione intorno alla stella di 66,8 giorni ha prodotto grandi frutti. All’epoca della scoperta nel 2007 era ritenuto un pianeta ghiacciato. Ora si pensa che sia migrato verso l’astro posizionandosi dove è stato misurato di recente. Quindi trovandosi nella «zona abitabile» dove l’acqua può essere liquida «questo diventa il primo serio candidato ad essere un mondo d’acqua» ha precisato Stephane Udry, del gruppo di ricerca. Di conseguenza il più probabile gemello della Terra. Ma il senso del progresso compiuto in questi anni lo ha dato Michel Mayor: «Gliese e è ottanta volte più piccolo del Pegasi b che avevo trovato nel 1995. In 14 anni abbiamo compiuto un tremendo balzo affinando le nostre tecniche e le nostre capacità fino a questo punto». Complessivamente i pianeti extrasolari scoperti sono oggi circa 350.

 

Giovanni Caprara

 

Corriere.it

 

Hawking, l'università di Cambridge prevede la piena guarigione

 

ROMA (21 aprile) - Stephen Hawking si avvia verso una «piena guarigione»: lo ha detto l'università di Cambridge, dove lo scienziato insegna da trent'anni. Hawking ieri era stato ricoverato d'urgenza all'ospedale Addenbrooke per una presunta infezione polmonare.

 

Il 67enne scienziato, che a causa della sclerosi laterale amiotrofica è bloccato da anni su una sedia a rotelle e parla solo grazie a un sintetizzatore vocale, resta in ospedale, ha fatto sapere l'università, «ma è in una situazione confortevole e si prevede una sua piena guarigione».

 

Il Messaggero.it

Modificato da Willy

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  • 1 mese dopo...

 

è la terza parte del documentario di Brian Greene che ha vinto moltissimi premi

 

grazie per averlo postato :ok:

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Credo che una biblioteca con una decente sezione video sia il luogo ideale.

 

oppure puoi controllare sempre su megavideo o su youtube cercando " L'universo Elegante"

 

Credo sia difficile trovarlo ancora in commercio, comunque puoi provare online.

 

 

Comunque questa terza parte è l'unica del documentario che si occupa della teoria delle stringhe, la prima parte si occupa di relatività e la seconda di meccanica quantistica.

 

 

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Credo che una biblioteca con una decente sezione video sia il luogo ideale.

 

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Credo sia difficile trovarlo ancora in commercio, comunque puoi provare online.

 

 

Comunque questa terza parte è l'unica del documentario che si occupa della teoria delle stringhe, la prima parte si occupa di relatività e la seconda di meccanica quantistica.

 

Grazie della risposta. Cerco in giro. I libri di Greene mi hanno conquistato, ora dovrò cominciare a documentarmi sulle critiche alla Teoria delle Stringhe. Meglio avere sempre più punti di vista...relativi :rotfl:

"La verità è che non abbiamo capito un ****!"
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Inviato (modificato)
Qui trovi la prima parte (youtube) è una playlist quindi non devi neppure cercarti le altre parti :ok: Modificato da Willy

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  • 3 settimane dopo...

Un pianeta in formazione… intorno a due stelle!

 

 

Gli astronomi hanno appena annunciato che una sequenza di immagini acquisite con lo Smithsonian’s Submillimeter Array (SMA), mostra chiaramente la presenza di un disco di molecole in rotazione, orbitante intorno al giovane sistema binario V4046 Sagittarii. Le immagini di SMA forniscono una istantanea particolarmente vivida del processo di formazione di pianeti giganti, comete, ed oggetti del tipo “quasi-pianeta” (o meglio, pianeta nano) come Plutone

 

I risultati confermano anche come tali oggetti si possano facilmente formare intorno a stelle doppie, così come intorno a stelle singole quali il nostro Sole.

 

Questo è decisamente interessante perchè - come fanno notare gli scienziati che hanno condotto la ricerca - il fatto che i pianeti si possano formare facilmente anche intorno a stelle doppie, espande di molto il numero di posti in cui poter trovare i pianeti extrasolari. Chissà, si potrebbe anche ragionare su un ipotetico mondo alieno i cui abitanti si possono godere due albe e due tramonti tutti i “giorni”…

 

 

Gruppolocale.it

 

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Più facile la ricerca di vita nell'universo

Grazie alle osservazioni del telescopio Herschel

 

 

Esiste un metodo per analizzare l'atmosfera di pianeti extrasolari: lo hanno messo a punto i ricercatori del William Herschel Telescope (WHT) dello Science and Technology Facilities Council (STFC) di La Palma, nelle Isole Canarie, aprendo la strada a una più agevole ricerca di vita al di fuori del sistema solare.

 

Quando un pianeta passa di fronte al disco della stella intorno a cui orbita, intercetta parte della radiazione che quest'ultima emette: da un opportuno punto di osservazione è così possibile studiare la composizione dell'atmosfera eventualmente presente grazie all'analisi del suo spettro di trasmissione.

 

Sebbene non si possa utilizzare esattamente lo stesso metodo per studiare direttamente l'atmosfera terrestre, gli astronomi sono riusciti a ottenere, per la prima volta, uno spettro di trasmissione del nostro pianeta osservando la luce riflessa dalla Luna durante un'eclissi, grazie allo strumento LIRIS del WHT.

 

Tale spettro contiene non solo segni inequivocabili della presenza di vita ma anche le firme spettroscopiche dei componenti della ionosfera.

 

Secondo Enric Palle, ricercatore dell'Instituto de Astrofisica de Canarias e primo autore dello studio pubblicato sulla rivista “Nature”: “Ora sappiamo come si presenta lo spettro di trasmissione di un pianeta abitato e abbiamo un'idea migliore di come trovare e riconoscere i pianeti simili alla Terra al di fuori del sistema solare in cui è possibile che esistano forme di vita.”

 

Il risultato, dunque, sarà prezioso per gli studi negli anni a venire.

 

LeScienze.it

 

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Ma non si fa già da tempo? O confondo con qulache altro tipo di osservazione che implici il passaggio davanti a una stella? :??:

 

si sono già misurate atmosfere di pianeti extrasolari, quella che è stata acquisita con questa ricerca è l'impronta chimica del''atmosfera terrestre nella luce raccolta utilizando lo stesso metodo che si usa per i pianeti extrasolari, dando un'importante esempio di che cosa bisogna cercare per trovare un pianeta che ha buone possibilità di essere ricco di vita.

 

in pratica è come se ci fossimo scattati una foto per vedere se c'è qualcuno in giro che ci assomiglia :alien:

Modificato da Willy

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Quindi al di là dello scopo dimostrativo ha un'utilità effettiva questa misurazione.. in pratica anzichè cercare nei pianeti tracce di determinati composti chimici si cerca direttamente un quadro d'insieme simile a quello della terra.

 

Un pò la differenza che c'è tra cercare una casa e vedere se ci sono mattoni da qualche parte

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Quindi al di là dello scopo dimostrativo ha un'utilità effettiva questa misurazione.. in pratica anzichè cercare nei pianeti tracce di determinati composti chimici si cerca direttamente un quadro d'insieme simile a quello della terra.

 

Un pò la differenza che c'è tra cercare una casa e vedere se ci sono mattoni da qualche parte

 

si, se trovano uno spettro simile al nostro è più probabile che su quel pianeta ci sia vita.

 

 

 

 

 

Pronti a «colonizzare» la luna

 

A quasi 40 anni dallo sbarco di Neil Armstrong sulla Luna, gli Stati Uniti si preparano a fare il primo passo per la colonizzazione dell'unico satellite naturale della Terra. È infatti previsto per mercoledì a Cape Canaveral il lancio della missione robotica 'Lunar reconnaissance orbiter' (Lso) volta a individuare il miglior sito per ospitare la prima colonia terrestre al di fuori del nostro pianeta, e a individuare l'eventuale presenza di ghiaccio. Dell'ambiziosa missione da 579 milioni di dollari parla oggi il Chicago Tribune online, ricordando che il piano per la colonizzazione della Luna era stato voluto dall'ex presidente Usa George W. Bush, che nel 2004 propose la creazione di insediamenti umani sul satellite entro il 2020.

 

Nelle intenzioni di Bush, inoltre, la Luna doveva servire come base per inviare gli astronauti su Marte. Il presidente Obama, come sottolinea il quotidiano, non ha sposato la visione di Bush: ciò nonostante, in attesa che l'attuale amministrazione definisca la revisione delle missioni spaziali, «la Nasa - ha spiegato l'amministratore associato dell'ente spaziale, Christopher Scolese - prosegue con le esplorazioni programmate». Mercoledì, quindi, da Cape Canaveral saranno lanciati i mezzi spaziali 'Orbiter' ed 'Lcross' tramite un razzo a due stadi che, nelle previsioni della Nasa, dal 7 all'11 ottobre impatterà su uno dei poli della Luna, 'bucandò un cratere. Il materiale espulso nell'impatto sarà esaminato dall' 'Lcross' per verificare l'eventuale presenza di ghiaccio. L' 'Orbiter', in orbita a circa 30 miglia dalla superficie lunare (si distaccherà dal razzo 45 minuti dopo il lancio), dovrà produrre la più dettagliata mappa topografica del satellite mai realizzata. «A parte l'area equatoriale esplorata dalle missioni Apollo - ha spiegato Craig Tooley, project manager dell'Lso - le immagini disponibili del resto della Luna sono davvero scarse. Ne abbiamo di migliori di Marte».

 

La presenza di ghiaccio, sottolinea il Chicago Tribune, non è importante solo perchè costituirebbe una fonte di acqua, ma perchè quest'ultima, attraverso l'elettrolisi, potrebbe essere scomposta in ossigeno, utilizzabile dall'uomo per la respirazione e per realizzare combustibile da utilizzare per i viaggi di ritorno sulla Terra. Al momento, però, ha sottolineato Tooley, «non c'è nessuna prova che ci sia del ghiaccio sulla Luna». Lo strato di polvere emesso nell'impatto del razzo sulla Luna sarà visibile anche sulla Terra, dagli appassionati muniti di telescopio.

 

L'Unità.it

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Forse scoperto il primo esopianeta.. di un’altra galassia !

 

 

Gli esopianeti scoperti finora (cioè i pianeti che orbitano attorno a stelle che non sono il Sole) sono in numero di 353; questi in effetti presentano una caratteristica comune: orbitano tutti all’interno della nostra Galassia - il che naturalmente sembra più che logico, perchè sono di gran lunga i più facili ad essere individuati!

 

Ora però un gruppo di astronomi in Italia sembra aver trovato il primo esopianeta in un’altra galassia, e precisamente nella galassia di Andromeda. Con una massa di circa sei volte quella del pianeta Giove, dovrebbe essere assai probabilmente un pianeta del tipo appunto “gioviano”, cioè gigante gassoso, anche se rimane una piccola probabilità che si possa trattare di una piccola stella nana bruna.

La cosa interessante è che alcune stime recenti indicano che la maggior parte delle stelle nella nostra Galassia può avere intorno a se dei pianeti (di qualsiasi tipo), e questo sembra includere anche le stelle più piccole (che sono di gran lunga le più numerose): questo vorrebbe dire milioni di mondi, a pensarci bene. E che dire se anche per le altre galassie fosse lo stesso…? Questo vorrebbe dire che ci sono davvero miliardi di mondi là fuori…

 

…certo sul fatto se ospitino vita o meno nulla di certo possiamo sapere, al momento: però non è comunque uno scenario suggestivo?

 

 

Gruppolocale.it

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  • 2 settimane dopo...
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La nube molecolare Barnard 68

 

http://apod.nasa.gov/apod/image/0906/barnard68v2_vlt.jpg

 

 

Ok, dove sono andate a finire tutte le stelle?? In realtà, quella che sembra un “buco” nella volta celeste è più precisamente nota agli astronomi come una opaca nube molecolare. In tale ambito, una alta concentrazione di polvere e gas molecolare assorbe in pratica tutta la luce emessa dalle stelle sullo sfondo. La peculiare oscurità che la circonda aiuta a rendere l’interno della nube molecolare uno dei posti forse più freddi e isolati nell’intero universo

 

Una delle nubi molecolari più interessanti è senz’altro quella che si trova nella direzione della costellazione di Ofiuco, conosciuta con il nome di Barnard 68, mostrata nell’immagine qui sopra. Tale nube si trova abbastanza vicino a noi, ad appena cinquecento anni luce dalla Terra.

 

Non è chiarissimo al momento come si formino esattamente le nubi molecolari del tipo di Barnard 68, tuttavia è ben noto agli studiosi come tali nubi rappresentino posti assai probabili per la formazione di nuove stelle. Proprio Barnard 68, infatti, si ritiene che debba in futuro pian piano “collassare” su se stessa ed innescare così - aumentando progressivamente la densità e la temperatura del gas in essa contenuto - la formazione di un nuovo sistema stellare. La mancanza di materia ed attività dunque è - in pratica - solo apparente….

 

L’opacità di sistemi come Barnard 68, del resto, non è poi così “assoluta” per gli astronomi. Come abbiamo più volte riferito, esiste un sistema “facile” per guardare attraverso le zone rese opache da gas e polvere, come queste nubi, e consiste nel ricorrere ad osservazioni in infrarosso, poichè tale lunghezza d’onda attraversa assai più facilmente tali ambienti, estremamente “abili” nel fermare invece le lunghezze d’onda dello spettro visibile.

 

http://www.eso.org/public/outreach/press-rel/pr-1999/phot-29a-99-preview.jpg

 

Gruppolocale.it

 

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Un oceano su Encelado, ecco le prove

 

 

Un enorme pennacchio di acqua emerge da polo Sud di Encelado, uno dei satelliti naturali di Saturno. È quanto afferma un articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista “Nature”, in cui gli autori dell’osservazione ritengono che esso sia alimentato da un oceano di acqua salata.

 

La scoperta potrebbe avere notevoli implicazioni per la ricerca di vita extraterrestre così come per la comprensione dei meccanismi che portarono alla formazione dei satelliti dei pianeti del sistema solare.

 

A consentire di gettare uno sguardo su ciò che succede su Encelado, la sesta luna di Saturno in ordine di grandezza, è stata la sonda Cassini, che sorvolò il pianeta dagli anelli nel 2005. Dalla sua superficie - come ha permesso di documentare la sonda – emergono getti di vapor d’acqua, gas e piccoli cristalli di ghiaccio, proiettati nello spazio a centinaia di chilometri.

 

Alcuni particolari furono rivelati sempre su “Nature”, nel 2008, da Juergen Schmidt dell’Università di Potsdam, in Germania, e Nikolai Brilliantov dell’Università di Leicester. Essi spiegarono in che modo i getti di vapore d’acqua acquisiscano una velocità maggiore di quella delle particelle di polveri, ma la loro teoria richiedeva la presenza di un oceano di acqua liquida al di sotto della superficie di Encelado.

 

Lo stesso gruppo di studiosi, insieme con Frank Postberg dell’Università di Heidelberg e del Max-Planck- Institut per la fisica nucleare della stessa città, ha ora trovato prove sperimentali dirette della presenza di tale oceano, prove che finora mancavano.

 

Le attuali teorie sulla formazione dei satelliti prevedono infatti la possibilità della presenza di acqua allo stato liquido in contatto con il nucleo roccioso che, dopo milioni di anni, potrebbe avere una discreta salinità.

 

Tra le prove riportate dai ricercatori, la rivelazione di sali di sodio tra le polveri emesse da Encelado, ottenuta con lo strumento Cosmic Dust Analyzer (CDA) montato a bordo della Cassini. La concentrazione di cloruro di sodio nell’oceano di Encelado potrebbe essere paragonabile a quella terrestre e cioè pari a 0,1-0,3 moli di sale per chilogrammo di acqua.

 

LeScienze.it

Modificato da Willy

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ragazzi, questa è grossa, erano anni che cercavano una spiegazione a questo fenomeno, ora pare l'abbiano trovata

 

 

Trovata l'origine dei raggi cosmici galattici

 

 

Grazie a un originale ricerca che ha utilizzato dati raccolti con il Very Large Telescope dell'ESO e il Chandra X-ray Observatory della NASA, un gruppo di astronomi ha risolto un annoso mistero sugli acceleratori di particelle della Via Lattea. In un articolo ora pubblicato su "Science Express", viene dimostrato come i raggi cosmici provenienti dalla nostra galassia vengano accelerati in modo molto efficiente dai resti delle stelle esplose.

Già nel corso delle missioni Apollo gli astronauti riferirono di aver visto strani bagliori di luce, visibili anche a occhi chiusi. Da molto tempo si sa che tale fenomeno è dovuto ai raggi cosmici, un flusso di particelle molto energetiche provenienti dall'esterno del sistema solare che bombardano costantemente la Terra.

 

I raggi cosmici galattici provengono da sorgenti presenti all'interno della Via lattea e consistono essenzialmente di protoni che si muovono a velocità prossime a quella della luce. Si tratta perciò di particelle che vengono accelerate a energie superiori a quelle che saranno raggiungibili con il Large Hadron Collider del CERN.

 

"Si è creduto per lungo tempo che i super-acceleratori che producono questi raggi cosmici nella Via Lattea fossero gli involucri in espansione creati da stelle esplose, ma le nostre osservazioni rivelano la vera 'pistola fumante' all'origine del fenomeno”, ha commentato Eveline Helder dell'Astronomical Institute dell'Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, e primo autore dello studio.

 

In quest'ultimo studio, i ricercatori hanno analizzato ciò che resta di una stella esplosa nel 185 d.C. e registrata dagli astronomi cinesi nella prima documentazione nota di eventi astronomici di questo tipo. L'oggetto, chiamato RCW 86, è localizzato a 8200 anni luce da noi nella costellazione del Compasso.

 

Utilizzando il Very Large Telescope, il gruppo ha misurato la temperatura del gas presente dietro l'onda d'urto creata dall'esplosione della stella, così come la velocità della stessa onda d'urto, grazie alle misurazioni effettuate con l'osservatorio Chandra circa tre anni fa. Tale velocità è risultata compresa tra 10 e 30 milioni di chilometri all'ora, pari all'1-3 per cento della velocità della luce.

 

La temperatura è invece risultata di circa 30 milioni di gradi, alta per gli standard attuali ma molto inferiore a quella attesa – circa mezzo miliardo di gradi - sulla base della velocità dell'onda d'urto.

 

Proprio questa “energia mancante” è quella che alimenta l'acceleratore di raggi cosmici.

 

"Quando una stella esplode in quella che chiamiamo supernova, gran parte dell'energia dell'esplosione viene utilizzata per accelerare alcune particelle a fino a energie estremamente elevate”, ha commentato la Helder. "L' energia utilizzata per l'accelerazione delle particelle è a spese del riscaldamento del gas, che perciò è molto più freddo di quanto previsto dalla teoria.”

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  • 1 mese dopo...
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Ok ma.. perchè vengono accelerati i protoni e non tutto il resto?

 

Siamo ancora piuttosto lontani dal capire nel dettaglio ciò che avviene in una stella in espansione eh? icon1.gif

 

probabilmente i protoni sono gli unici ad essere abbastanza energetici da essere misurati oppure può essere dovuto alla loro carica elettrica positiva che reagisce con la negativa mentre le perticelle caricate negativamente non vengono accellerate :??:

 

 

Trova il buco nero

nuovo giochino del topic :mrgreen:

 

http://apod.nasa.gov/apod/image/0907/ngc1097_spitzer.jpg

 

vi dico solo ce c'è davvero e si vede anche senza ingrandire l'immagine

Modificato da Willy

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Al buco nero corrisponde il maggior punto di luce, quindi è la sfera luminosa al centro. Tutti i buchi neri, non importa di che natura essi siano, emanano un calore sovraumano :fischio:

Sono tanto semplici gli uomini e tanto obbediscono alle necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare

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Da quello che so i buchi neri hanno una forza gravitazionale talmente potente da non permettere a nulla di sfuggirvi. Hanno una massa e una densita' tale da attrarre a se' anche la luce. Si chiamano buchi neri proprio perche' sarebbero invisibili all'occhio umano. Se non sbaglio sono il risultato del collasso di una stella.

Si dice anche che al suo interno si formino del "tunnel" con curvature infinite dello spazio-tempo, tanto che in teoria entrando in uno di questi cunicoli si potrebbe viaggiare nel tempo.

A tal proposito si e' teorizzata l'esistenza dei "buchi bianchi", che al contrario dei buchi neri non farebbero entrare nulla al suo interno, ma ne uscirebbe solo materiale. A questo punto un tunnel spazio-temporale con ingresso un buco nero potrebbe avere come porta d'uscita un buco bianco.

Modificato da gianky

"E detto questo mi chiudo alle spalle la porta per l'ultima volta, salto sulla moto e galoppo via verso il tramonto."

"Non correre mai più veloce di quanto possa volare il tuo angelo custode."

The past: Suzuki Gsx-r 600 K1 | Now: Kawasaki Versys 650

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